Mia nonna ha quasi cent’anni, e da sempre ha avuto il piglio della “bersaglieraâ€. Fino a un paio di anni fa si rendeva utile nel negozio di frutta secca di suo figlio, pesando la merce, imbustando, etichettando, selezionando, e così via. Tutte cose alla sua portata, alla portata dei suoi tanti anni e del suo tanto passato. Aveva anche un giardino strapieno di piante, che ogni sabato implementava con nuovi acquisti al mercato, dove si recava sola, perché il suo senso di libertà le impediva di assecondare qualsiasi forma di controllo, da cui – alla prima utile occasione – si riservava di sfuggire. Finché un brutto giorno cadde, e si ritrovò a fare i conti con una discrepanza amara: quella tra un corpo fallato e uno spirito ancora troppo lucido e ribelle. Le proibizioni, da allora, sono sempre più delle concessioni, e anche il gesto banale di alzarsi in piedi glielo impongono controllato. Al punto che, per ovviare alle sue disobbedienze, chi l’accudisce è costretto ad inventarsi stratagemmi ed architetture infernali.
L’ultima volta che sono andata a farle visita, era rimasta sola per pochi minuti; io ero entrata in silenzio, e lei non mi aspettava. E il mio stupore nel vedere tante sedie a sbarrare ogni possibilità di fuga dal letto (..vuoto..) fu quasi pari al suo nel vedere me. Tana! La pantomima della malata modello era stata smascherata. E mentre lei mi chiedeva di non farne parola con nessuno, a me veniva troppo da ridere..
Cosa si prova?! Cosa si prova ad avere tanta voglia di vivere.. di non volersi arrendere ad un’infermità forzata.. ad avere ancora Anima dentro, e sapersi inutili anche solo per se stessi?.. Non dev’essere facile sentirsi intrappolati in un corpo che si deteriora, a sua volta intrappolato in un mondo che diventa troppo veloce e fuori dalla portata dei sensi ormai sbiaditi. Una sorta di eutanasia, pur in assenza di una malattia reale. A cui si aggiunge il peso di nostalgie troppo difficili da capire: per esempio, oggi mia nonna piange perché le manca sua madre. Ci pensi? Le manca sua madre..
Allora.. che ben venano tutte quelle iniziative volte a restituire pienezza alle giornate di molti nonni, a cui danno un bel da fare… e poi da raccontare.. e il risveglio – come il sonno – non avrà più il sapore della rassegnazione ad un giorno in più, ma l’entusiasmo di una giornata nuova che li può ancora sorprendere..
Vittoria