Alle 3,33 della scorsa notte parte della nostra Penisola ha brutalmente ondeggiato sotto la forza di una potente scossa sismica. Da qui, quello che più mi ha colpita è stato il suono che riecheggiava nel silenzio e che ancora riecheggia nella mia testa quando ci penso. Lì, invece, dove la Terra ha avuto il suo conato, il rumore è stato quello del crollo, delle nuvole dense di polvere, delle grida e del pianto; e poi… delle polemiche. “Una tragedia annunciata!” hanno sancito in molti. Ed è vero: negli scorsi giorni se n’era parlato tanto, al punto che gli esperti si erano dovuti riunire per rassicurare la gente del fatto che, molto probabilmente, quelle scosse non sarebbero sate affatto il presagio di una tragedia …la prima di inizio Millennio. Eppure, c’era una voce che si levava forte – forte al punto da beccarsi una denuncia per “procurato allarme” – e che continuava a ripetere che qualcosa di grosso stava per accadere. Aveva stabilito anche una data certa, ma sbagliando di qualche giorno perchè aveva previsto che la catastrofe si sarebbe verificata qualche giorno fa. Invece, gli esperti continuavano a ripetere che non sempre 200 scosse, come quelle che hanno colpito L’Aquila da ottobre fino ad oggi, sono da ritenersi il preludio di un’unica scossa mostruosa. Esperti a confronto, ipotesi e tesi, teorie da verificare e presagi che si verificano, sì, ma in ritardo. Allora, cosa si sarebbe potuto fare? Portare la gente in strada già qualche giorno fa? Paralizzare intere aree, dal momento che è pressoché impossibile prevedere quale sarà l’esatto epicentro, nè il momento esatto in cui la Terrà deciderà di tremare? Cosa si sarebbe dovuto fare? Creare grandi tende e tenerci tutti dentro, fino a che qualcosa non si fosse verificata? E chi avrebbe deciso quale sarebbe stata la scossa più forte, in seguito alla quale poter asserire che il peggio fosse passato? Chi può dire che quello della scorsa notte sia stato l’episodio più devastante, e che invece non ne seguiranno altri?
Voglio dire …che bisogna rassegnarsi all’idea che siamo niente in confronto alla Grandezza della Natura, che nonostante si pensi sia oramai dominata, in un niente ci sa dimostrare che può spazzare via le nostre certezze e sorprenderci, anche nel peggiore dei modi. Pensiamo di avere risorse e mezzi tali da garantirci l’immunità ; invece ci sbagliamo. E tanto. Così oggi, il contegno lo troviamo dentro un dito puntato verso quelli che avrebbero dovuto prevedere, ma che non hanno saputo, o voluto, farlo. Personalmente, credo che questo sia solo un tarlo della modernità , di quella delirante convinzione di esserci resi inattaccabili, della certezza che crediamo di dedurre da strumenti sofisticatissimi, e che si dissolve in uno scambio deprimente di accuse e contrattacchi, in un momento in cui quel che occorrerebbe di più sarebbe il silenzioso rispetto e mani nude a scavare per cercare di salvare quel che resta del salvabile..
Vittoria