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Gestivano il pubblico per i loro interessi privati

“Associazione a delinquere”, “concussione”, “corruzione”, “turbativa d’asta”, “truffa ai danni dello Stato”, “falso”, “abuso d’ufficio” e “incendio”. Queste le ipotesi di reato che hanno portato i Finanzieri del Comando Provinciale di Caserta, questa mattina, ad eseguire 9 ordinanze di custodia cautelare disposte dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nel comune di Pietravairano (Ce). Le indagini, svolte dalla Tenenza di Piedimonte Matese, sono scattate nel 2007 e hanno tratto origine da una denuncia di un imprenditore che ha raccontato della richiesta di “contributi” per ottenere l’affidamento di lavori pubblici da parte del comune di Pietravairano; lo stesso aveva altresì lamentato la progressiva esclusione dalle gare di numerosi imprenditori – che pure avevano i requisiti necessari per prendervi parte – a beneficio di soggetti economici aventi la propria sede nei comuni di San Cipriano d’Aversa e Casapesenna. I finanzieri, quindi, hanno proceduto ad ulteriori approfondimenti, in particolare mediante l’effettuazione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, le cui risultanze permettevano non solo di riscontrare appieno quanto appreso dal denunciante, ma anche di disvelare uno scenario molto più ampio che portava ad ipotizzare come le procedure amministrative regolanti l’assegnazione di lavori pubblici fossero state spesso “piegate” al fine di orientare l’aggiudicazione degli stessi in favore di determinate aziende. Le indagini hanno palesato che, attraverso azioni che si potrebbero definire concentriche, il risultato delle gare era praticamente predeterminato dall’Amministrazione comunale, e per essa dal Sindaco Rotondo Dario e dall’Assessore ai lavori Pubblici Del Sesto Enzo (nei cui confronti è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere), nonché dagli stessi imprenditori aversani, tra cui Di Bello Gennaro (destinatario di misura cautelare in carcere) che provvedevano puntualmente a corrispondere ai pubblici ufficiali denaro (cd “cammellino”) ovvero altre utilità. E’ stato riscontrato, infatti, che alle aziende che si sarebbero dovute aggiudicare l’appalto veniva addirittura data la possibilità di disporre preventivamente di progetti e computi metrici, così da poter meglio ponderare l’offerta da presentare ed inserire la tipologia di lavori che avrebbe determinato una maggiore economicità (come dimostra anche la documentazione ufficiale del Comune rinvenuta a casa degli imprenditori, unitamente a file aventi ad oggetto lavori ancora non appaltati dalla medesima Amministrazione). Non solo: le intercettazioni telefoniche hanno altresì consentito di apprendere che, anche attraverso l’opera dei pubblici ufficiali destinatari dei provvedimenti restrittivi, i possibili partecipanti alle gare venivano anche dissuasi dal presentare le proprie offerte. In tale contesto, inoltre, al fine di dare una parvenza di legalità alle procedure ad evidenza pubblica, i citati imprenditori dell’agro aversano, con la consapevolezza dei PP.UU. coinvolti, gestivano, di fatto, anche altre imprese edili, con cui, pertanto, partecipavano alle gare presentando ribassi d’asta già definiti a “tavolino”, come dimostrato dall’esame della copiosa documentazione acquisita. In tal senso, significativo è stato l’esito delle perizie tecniche disposte, che hanno stabilito come le istanze di partecipazione a gare indette dal comune di Pietravairano, ancorché relative a soggetti economici distinti, fossero state predisposte dalla stessa mano, quella della segretaria degli imprenditori aversani, coinvolti nella vicenda, e anch’essa destinataria della custodia cautelare degli arresti domiciliari. Degno di nota, infine, il fatto che l’Amministrazione comunale inoltrasse inviti a partecipare a gare d’appalto già con la consapevolezza che talune imprese non avrebbero partecipato ovvero non avessero tutti i requisiti necessari. Tale modus operandi consolidatosi nel tempo ha prodotto significativi frutti se si considera che il Comune di Pietravairano, in circa 4 anni ha affidato la gran parte dei lavori pubblici indetti per milioni di euro alle imprese rappresentate ovvero riconducibili ai menzionati imprenditori. Tale clima di illegalità e mutualità tra i membri del sodalizio criminale si riscontrava, inoltre, anche nella fase esecutiva dei lavori, ove la compiacenza dei direttori degli stessi era funzionale ad evitare contestazioni formali da parte del Comune. Non è stato un caso infatti appurare che tale ruolo veniva affidato quasi sempre agli stessi soggetti, Panarello Giuseppe e Di Duca Giuseppe (entrambi in carcere), che ottenevano il loro riconoscimento economico, appunto, nello svolgimento di tali numerosi incarichi per conto del comune di Pietravairano, in palese violazione del principio di trasparenza, imparzialità e rotazione previsto dalla normativa di settore. In tale contesto deve anche inquadrarsi la duplicazione di lavori (mediante la predisposizione di progetti gonfiati) e la richiesta al comune di pagamenti non dovuti (attraverso l’asseverazione di lavori mai eseguiti dalle ditte coinvolte e dunque falsi SAL), ma ugualmente erogati (fatto in relazione al quale è stata contestata la truffa in danno dello Stato). I professionisti incaricati avevano anche il precipuo compito, su esplicito invito dello stesso Assessore ai lavori Pubblici e degli imprenditori coinvolti, di non essere troppo “fiscali” nella verifica della corretta e regolare esecuzione dei lavori, anche quando ciò avrebbe potuto comportare un gravissimo pericolo per la pubblica incolumità (ciò è riferito alla mancata adozione da parte dell’appaltatore di misure idonee ad evitare il cd “rischio idrogeologico”. Analoga metodologia era inoltre applicata dai medesimi rappresentanti dell’Amministrazione comunale per affidare lavori ad ulteriori imprenditori che hanno corrisposto utilità al fine di ottenere appalti pubblici (tra questi, Rotondo Raffaele, destinatario anch’egli di provvedimento cautelare degli arresti domiciliari). Le attività investigative hanno inoltre consentito di rilevare che la corresponsione di denaro o di altre utilità ai PP.UU. avveniva attraverso più modalità: tra queste il “necessario” acquisto del materiale edile presso le società di Cerbo Pietro (tradotto in carcere), cognato dell’Assessore ai lavori pubblici, ovvero la monetizzazione di fatture emesse a fronte di operazioni inesistenti e destinate a giustificare contabilmente l’importo delle tangenti. Nel corso delle indagini si accertava in modo inconfutabile la responsabilità penale di un imprenditore aversano – colpito da misura cautelare – per il reato di incendio boschivo che aveva interessato per diversi giorni un’ampia zona boschiva situata in località Monte San Nicola (CE). Da ultimo, si rileva che l’operazione di servizio oltre ai provvedimenti sopra indicati, ha determinato anche l’iscrizione di ulteriori 27 soggetti per reati vari contro la pubblica amministrazione.
L’esito delle indagini condotte testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza quale organo di polizia economica e finanziaria a tutela degli interessi finanziari dello Stato e del regolare funzionamento dell’economia e del mercato.

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