Inaugurata la casa della caritÃ
24 Maggio 2009 Dopo la messa il Papa ha inaugurato la Casa Della Carità . Durante il breve dialogo nel quale il Presidente della regione Lazio Marrazzo ha illustrato al Papa le caratteristiche e le finalità della struttura, Benedetto XVI ha manifestato interesse per il “Tavolo delle solidarietà â€, ovvero il coordinamento di tutte le associazioni di volontariato della città per la gestione del centro.
L’idea nasce dalla vicenda di una giovane donna eritrea, con un bambino piccolo, che chiese ospitalità nel Natale 2007. Gli appartamenti gestiti dalla diocesi erano già tutti pieni, e così in risposta a questa emergenza per la mamma e il piccolo non si trovò di meglio che un pulmino della Caritas. Ma nei giorni immediatamente successivi l’abate Don Pietro Vittorelli ne parlò con il presidente Marrazzo, e ottenne la sua piena adesione al progetto di destinare una parte del dismesso ospedale di Cassino alla realizzazione di un centro di accoglienza.
La struttura accoglierà tutte le richieste di aiuto che già arrivano alla Diocesi: si tratta di cittadini che sono stati sfrattati, hanno perso il lavoro o non riescono a far fronte alle spese per il mantenimento dei figli. Poco meno della metà dell’utenza è rappresentata da immigrati.
Fino ad oggi ha agito sul territorio il Centro d’Ascolto diocesano, che dal 2002/2003 ad oggi si è preso cura di circa un migliaio di persone. Ha fornito pasti per una media di 40 persone al giorno, ha distribuito viveri a famiglie in difficoltà , indumenti :(40% a senza fissa dimora e 60% a famiglie italiane con bambini piccoli). Inoltre ha attivato: Servizio doccia, Sportello lavoro: (311 richieste lavorative, a fronte di 212 offerte) Sportello antiusura, Centro di ascolto casa circondariale, Centro accoglienza famiglie carcerati, Pagamento bollette (circa 230 contributi per utenze e fitto) e Alloggio temporaneo di famiglie sfrattate.
La diocesi di Montecassino ha un’importante e antica tradizione di attività caritative e di iniziative sociali, che affondano nelle tante opere dei monaci, che non hanno mai perso di vista le necessità degli abitanti di questo vasto territorio.
La Casa della carità manterrà il nome del vecchio ospedale, “Gemma de Bosisâ€, dal nome della nobildonna Gemma de Posis (nel tempo la “P†è diventata “Bâ€) che nel 1357 aveva donato questo terreno proprio affinché venisse eretto un hospitalario per l’accoglienza e la cura di pellegrini e poveri.
Per la gestione della struttura è stato costituito il “Tavolo delle solidarietà †con la partecipazione di tutte le realtà associative e di volontariato della diocesi.
La Casa della Carità nasce con l’intenzione di diventare il primo fronte che accoglie e gestisce l’emergenza. La struttura è fornita di lavanderia, docce, guardaroba, centro di ascolto, ambulatorio, dormitorio per uomini, donne e piccoli nuclei familiari (per un totale di circa 20 venti posti letto), mensa. La pronta accoglienza entra in rete con le altre associazioni che si prendono cura delle esigenze specifiche.
La struttura ha un’ampiezza di 495 metri quadrati ed è posta su due livelli: a pianterreno ci sono i servizi di accoglienza, con il centro d’ascolto, l’ambulatorio per visite mediche sia generiche sia specialistiche. la lavanderia e le docce, la cucina e la mensa; al piano superiore ci sono i dormitori e due stanze per le famiglie. I lavori di ristrutturazione sono costati circa 400mila euro.
“L’iniziativa – ha detto Marrazzo – e’ partita da un’intuizione dell’abate di Montecassino, padre Vittorelli e noi l’abbiamo subito accolta, perché ci sembrava che una struttura come quella del vecchio ospedale civico, nella logica dei tempi della pubblica amministrazione potesse andare perduta e non dare risposte immediate per il territorio”. “quando ho deciso di realizzare l’idea di Don Pietro, mai avrei immaginato che sarebbe venuto il Santo Padre ad inaugurarla. Questo centro per noi rappresenta una frontiera per le nuove povertà , dove l’accoglienza si esercita con la carità , la solidarietà e lo spirito di sussidiarietà .”
Marrazzo dovrebbe anche pensare agli uffici della Asl di Cassino che sono sparsi per la città , in appartamenti privati, con barriere architettoniche che vedrebbe anche un cieco, che si trovano in punti della città lontani l’uno dall’altro e che creano disagi notevoli ai cittadini! Forse sarebbe stato più opportuno concentrarli tutti al vecchio ospedale. Anche la facoltà di Scienze Infermieristiche sarebbe stato meglio portarla nel vecchio ospedale, ma la razionalità di certe scelte ‘va a farsi benedire’ quando c’è di mezzo l’Abate di Montecassino! Le esigenze della città vengono dopo quelle del clero. Quanto paga l’Abate di Montecassino per quei locali, perchè non ce lo dice Marrazzo?E l’abate perchè, invece di chiedere quei locali, non ha realizzato la Casa della Carità nei locali di proprietà della Curia, certo quelli sono affittati a ‘peso d’oro’ e non si toccano…! Che vergogna!!!!