Una indagine partita da Napoli sembra destinata a ridare speranze di vendetta a migliaia di automobilisti “puniti†dagli autovelox. I finanzieri, infatti, su ordine della procura di Salerno, hanno sequestrato circa cinquanta apparecchi utilizzati per rilevare le velocità sulle strade. Si tratta di apparecchi di proprietà di una società lombarda a cui si rivolgono centinaia di comuni italiani per l’istallazione su strade di loro competenza, dei famigerati autovelox. I finanzieri, nel corso di una perquisizione nella sede della società , avrebbero trovato diverse decine di microprocessori di autovelox, le unità centrali degli apparati che ne gestiscono la parte logica, i cui codici sarebbero stati clonati ad altri apparecchi già in funzione o addirittura rottamati. L’importanza di quel codice sta nel fatto che lo stesso viene riportato sul verbale di contravvenzione, emesso dalle polizie municipali, destinato ad ogni automobilista come forma di garanzia per la corretta procedura. Ovviamente quei codici dovrebbero essere unici. Una forma di manomissione, quindi, che fa sospettare che dietro alla gestione di un affare enorme, quello delle contravvenzioni, possano esserci gravi irregolarità . Per questo le associazioni di consumatori affilano le armi e sono pronte a dichiarare battaglia per chiedere la restituzione, per conto dei loro assistiti, di soldi e punti sottratti dalle patenti.