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Dal carcere, una richiesta di aiuto

L’ambiente carcerario, attraverso la rivista “Ristretti orizzonti” redatta dai detenuti dell’istituto di pena di Lanciano (Ch) lancia un appello sulle problematiche legate alle strutture penitenziarie italiane che hanno superato ormai il limite della decenza.
“Educhereste i vostri figli al rispetto della legalità facendoli crescere in un ambiente dove è
impossibile rispettare la legge? – Così inizia l’articolo publicato dal giornale telematico –
Nelle carceri italiane ci sono 43.117 posti regolamentari e quasi 64.000 detenuti. Stipati uno sull’altro. Il personale sotto organico è costretto a lavorare in condizioni di pesante disagio e tensione. In questa situazione viene meno anche la dignità e l’umanità delle persone detenute. Nelle sovraffollate carceri italiane, le persone che dovrebbero iniziare un percorso graduale di reinserimento nella società, sono invece sempre più spesso rinchiuse nelle celle a non far niente. L’articolo 27 della Costituzione italiana dice:
La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte.
I cittadini italiani chiedono sicurezza. Hanno diritto alla sicurezza. Ma in che modo parcheggiare in celle invivibili i detenuti in attesa di nulla contribuisce alla sicurezza?
Non conviene a nessuno che una persona che ha commesso un reato esca di galera forse peggiore di come ci è entrata. Se i cittadini liberi ci riflettessero più spesso, forse smetterebbero di pensare che la soluzione a ogni problema sia prevedere sempre più galera per chi viola la legge.
Oggi abbiamo superato non solo la capienza regolamentare delle carceri, ma anche quella ritenuta dal Ministero della Giustizia “tollerabile”. E le previsioni parlano di aumento esponenziale di “tempo inutile”, perché manca il personale, mancano attività lavorative, mancano spazi.

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