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Organizzare meglio le forze di polizia, altro che ronde

“Da qualche tempo – Sostiene Paolo Andrea Taviano
Magistrato del tribunale di Cassin
o
– c’è un vivace dibattito intorno al tema della sicurezza nelle città e, in particolare, semplificando di molto i termini del problema, se sia giusto o meno fare ricorso alle c.d. ronde quale strumento di ausilio alle forze dell’ordine nella preservazione, appunto, della sicurezza delle città.
Io credo che l’approccio al problema sicurezza sia da prendere molto più seriamente di come sino ad ora è stato fatto e non debba essere svilito a mera propaganda politica spettacolarizzata dai media come se si dovesse promuovere una nuova fiction della serie “Squadra Volante 2” o “Carabinieri 12” piuttosto che “ Guardie Giurate 7”, in quanto sulla sicurezza non si scherza, atteso che sul grado di sicurezza di un territorio valutiamo il grado di civiltà dello stesso.
E’ opportuno ricordare che al mantenimento della sicurezza pubblica concorrono tutta una serie di attività svolte dalle forze dell’ordine e dalle pubbliche amministrazioni, che si inquadrano nelle c.d. attività di polizia amministrativa, di ordine pubblico e di polizia giudiziaria laddove quest’ultima viene in risalto solo in caso di commissione di fatti costituenti reato.
Il panorama delle attività finalizzate alla pubblica sicurezza è quindi molto diversificato e pensare che le ronde di cittadini possano rappresentare la panacea di tutti i mali è utopistico.
In primo luogo occorre considerare che le ronde di cittadini, che è bene ricordare non hanno né qualifica di agenti di polizia giudiziaria né di autorità di pubblica sicurezza, possono essere utilizzate esclusivamente per accertare visivamente delle situazioni di pericolo per la sicurezza dei cittadini e per avvisare le forze di polizia istituzionalmente deputate ad intervenire per ristabilire l’ordine ovvero per indagare sulla commissione di un reato.
Le ronde, quindi, non possono far altro che ciò che qualsiasi cittadino degno di essere tale dovrebbe fare quando vede situazioni di illegalità: denunciarle tempestivamente alle forze dell’ordine.
Sebbene le forze dell’ordine, almeno nelle sue articolazioni territoriali a più stretto contatto con i cittadini, siano afflitte da decenni dalla carenza di personale e dalla insufficienza ed obsolescenza delle attrezzature, occorrerebbe una seria riflessione su un dato: l’Italia è il paese nel quale quasi ogni ente pubblico ha la sua forza di polizia, piccola o grande che sia, ed allora siamo propri sicuri della necessità delle ronde per elevare il grado di sicurezza del paese o forse c’è qualcosa che nel sistema fino ad oggi non ha funzionato?
Ci chiediamo mai dove sono e cosa fanno le centinaia di migliaia di agenti ed ufficiali di polizia giudiziaria sparsi in tutte le pubbliche amministrazioni statali e locali e che sono pronti a fregiarsi del distintivo, ma che sono altrettanto pronti a sciogliersi come neve al sole quando, ad esempio, avviene un banale incidente stradale al cui rilevamento deve procedere sempre la solita unica pattuglia di passaggio che per fare il lavoro che potrebbero e dovrebbero fare altri, tralascia di controllare il territorio prevenendo o, se del caso, reprimendo fatti di notevole allarme per la collettività?
Pensiamo mai alle migliaia di appartenenti alle forze dell’ordine che potrebbero essere recuperati alle attività istituzionali e che invece sono inutilmente impiegati per vigilare obiettivi sensibili (lavoro che potrebbe svolgere l’Esercito), o che sono impiegati in servizi amministrativi (che potrebbero essere tranquillamente svolti da funzionari non appartenenti alle forze dell’ordine come ad esempio gli uffici stranieri), o che sono impiegati in discutibili servizi di scorta che anziché rappresentare uno status symbol, dovrebbero essere limitati a pochissimi casi assolutamente necessari od alle più alte cariche dello Stato?
Forse se rispondessimo a queste poche banali domande saremmo in grado di valutare in modo più corretto l’utilità o meno delle ronde che, sebbene sia apprezzabile l’intenzione, se non adeguatamente regolamentate rischiano di diventare un pericoloso strumento di legittimazione di forme di tutela arbitraria di una presunta legalità da strada non vagliata da nessuna autorità né da alcun Giudice”.

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