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Carceri, iniziative per il recupero sociale dei detenuti

Definire e realizzare finalizzate al recupero sociale dei detenuti e di quanti si trovano in esecuzione penale esterna. E’ questo lo scopo del Protocollo d’intesa siglato fra l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, Distretto Sociale B di Frosinone e Garante dei Detenuti del Lazio. Il protocollo è stato firmato, nell’aulaConsiliare del Comune di Frosinone, dal Direttore reggentedell’UEPE Paolo Guerra, dal presidente del Distretto Sociale (che riunisce 23 comuni della provincia) Massimo Calicchia e dal Garante dei Detenuti del LazioAngiolo Marroni. L’UEPE gestisce le misure alternative alladetenzione (semilibertà, detenzione domiciliare,affidamento in prova al servizio sociale) ed effettua, surichiesta dei Tribunali di Sorveglianza e degli Istituti,le inchieste sociofamiliari. LÂ’Ufficio, in sostanza,favorisce il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti con interventi di aiuto e controllo. Per avere un’idea del lavoro dell’UEPE di Frosinone, dal 2003 ad oggisono stati seguite in esecuzione penale esternaoltre 2000 persone ed attivati circa 40 progetti in borsalavoro. «Il protocollo nasce- ha detto il Direttore reggentedell’Uepe Paolo Guerra – dalle necessità di creare una rete che sostenga evalorizzi le realtà già esistenti del terzo settore e del volontariato chelavorano nel settore penitenziario e che condividono leiniziative di recupero sociale delle persone in esecuzionepenale. A questo scopo sarà costituito un Tavolo permanente,per ottimizzare le sinergie tra gli attori interessatiallÂ’accordo (Ufficio di Sorveglianza, Area Trattamentaledegli Istituti Penitenziari, Terzo settore, Enti locali).
«Inquesti anni di attività nelle carceri e di collaborazionecon gli Assistenti Sociali dell’UEPE di Frosinone – ha detto il GaranteAngiolo Marroni – abbiamo approfondito la conoscenza delle condizionidi vita dei detenuti, e gli ambiti su cui lavorare permigliorarle. Sotto questo punto di vista è importante cheil Distretto sociale B abbia riconosciuto i detenuti comecategoria a rischio di esclusione sociale e, dunque,bisognosa di interventi di sostegno. I dati dimostranoche la percentuale di recidiva è molto più bassa tra chibeneficia di misure alternative che fra coloro che scontanola pena in carcere. Semilibertà, detenzionedomiciliare e affidamento in prova sono misure alternative,ma anche opportunità per non perdere contatto con il mondo esterno».

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