Nuovi scavi archeologici hanno dimostrato che la zona adiacente al Ninfeo Ponari di Cassino riserva ancora tante e tali sorprese da richiedere una nuova campagna di scavi. Lo si apprende dall’articolo pubblicato su Studi Cassinati, il bollettino trimestrare di Studi Storici del Lazio Meridionale edito dal Centro Documentazione e Studi Cassinati.
“Nel mese di luglio sono stati intrapresi lavori di sistemazione dell’area del Ninfeo Ponari, monumento insigne dell’antica città di Casinum, i cui resti si dispiegano a dominio della sottostante pianura in località Crocifisso. L’edificio, di proprietà dell’Università di Cassino, fu messo in luce nel 1998. Esso, costruito intorno alla metà del I secolo a.C. e rimasto lungamente in uso, come dimostrano i rifacimenti delle decorazioni parietali e pavimentali, databili alla media età imperiale (ca. 100 d.C.), doveva far parte di una sontuosa domus posta a breve distanza dall’area pubblica della città .
Gli scavi effettuati quest’anno sono stati realizzati nell’ambito del progetto “Intervento di scavo e recupero dell’area del Ninfeo Ponari†ideato e realizzato dai tecnici della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, Silvano Tanzilli, Alessandro Betori ed Emanuele Nicosia, come primo intervento realizzato nell’area circostante il Ninfeo.
Le attività di scavo si sono concentrate nell’area ubicata a Sud-Ovest del Ninfeo e sono state condotte dalla archeologa Dott.ssa Laura Coletti.
A seguito dell’intervento è stato parzialmente riportato alla luce un terrazzamento in opera poligonale al quale è addossato un muro con paramento esterno in opera incerta, anch’esso parzialmente indagato, costituito da grossi scapoli di calcare compatto, con tracce di intonaco dipinto. Il muro in opera incerta risulta essere simile e perpendicolare al muro dell’atrio del Ninfeo e molto probabilmente andava a identificare un altro ambiente dell’antica domus; quanto al terrazzamento in grossi conci poligonali disposti nella tessitura della cosiddetta terza maniera del Lugli, esso fu rinvenuto durante i sondaggi condotti dalla Soprintendenza negli anni Settanta anche al di là della strada privata all’inizio della quale si apre l’attuale accesso all’area archeologica. Sembra ipotizzabile che esso, parte dei terrazzamenti dell’area urbana realizzati probabilmente quando la città entrò nell’orbita politica di Roma (prima metà III secolo a.C.), continuasse originariamente anche in direzione del Ninfeo e fosse stato smontato in occasione della costruzione di esso. In tale occasione dovette essere ricoperto da una fodera muraria in fase con la nuova edificazione.
Durante lo scavo sono stati rinvenuti frammenti di ceramica fine (vernice nera, pareti sottili, sigillata italica ed africana), di ceramica di uso comune, di anfore, a testimonianza della frequentazione dell’area fra l’età repubblicana e quella imperale, nonché un frammento di antefissa in terracotta dello stesso tipo di quelle rinvenute nel corso di precedenti indagini nel 1998.
I dati così acquisiti rendono certamente auspicabile una nuova campagna di scavo finalizzata al recupero delle strutture al momento attuale indagate solo parzialmente”.