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La città si prepara per la tradizionale “Squilla”

A sentirla raccontare, questa deliziosa tradizione rievoca tutto il sapore di quei valori antichi, a cui la gente di Lanciano sembra non voler rinunciare. Pare che tutto abbia avuto inizio quattro secoli fa, quando il vescovo Paolo Tasso, personaggio particolarmente caritatevole e devoto, si avviò a piedi scalzi, la sera del 23 dicembre, dal sagrato della Basilica di Lanciano fino alla piccola chiesa di Iconicella, situata a circa tre chilometri di distanza, ove accolse i suoi fedeli per infondere loro sentimenti di solidarietà e affetto in vista del Natale. Da allora, il rituale voluto dall’alto prelato tornò a ripetersi ogni anno, accompagnato, proprio come la prima volta, dal suono di una campanella. E da qui, il nome “la Squilla” attribuito a questa particolare ricorrenza. Oggi, dopo ben quattro secoli, la tradizione sembra sopravvivere indenne agli effetti, talvolta dissacranti, del tempo, che tende a farci perdere di vista quanto di buono e sano ci viene tramandato dal passato, e scegliere consuetudini più alla portata delle nostre frenetiche vite. Ma a Lanciano, la sera del 23 tutto ..ancora.. si ferma: alle 18 la campanella della piazza centrale inizia a suonare e la gente si scambia gli auguri, e un’ora dopo, quando anche le altre campane delle chiese lancianesi si uniscono al suono della campanella della torre civica, tutti vanno a riunirsi in casa del capostipite, cui la tradizione attribuisce il compito di porre nel camino un tecchio, che vi resterà fino al giorno dell’Epifania. Tutti i presenti rivolgono un ossequioso bacia mano alla persona più anziana, e questi elargisce la sua benedizione su tutta la famiglia, chiedendo che venga ripianata ogni sorta di incomprensione e contrasto. Al termine di questa piccola cerimonia, la famiglia gusta una cena semplice e si scartano i regali. Pare, poi, che da qualche tempo si sia diffusa anche la consuetudine, prima di fare rientro a casa, di andare al campo santo a salutare i parenti estinti: nell’occasione, il cimitero è pieno di luci e di colori. Probabilmente, questa usanza ha preso piede man mano che i capo famiglia più anziani andavano scomparndo e in molte famiglia non può avere inizio il Natale se non si rivolge ancora ai cari trapassati il rispettoso saluto che meritano. La “Squilla”, dunque, è una sorta di preparazione all’imminente festività, intrisa dei valori che il tempo non ha saputo cancellare e di un senso delle cose che, finchè resterà tale, varrà davvero la pena di vivere. Fino in fondo.
Palma L.

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