Non ci sono, nel “cratere sismico†aquilano porzioni significative di territorio in cui sia da escludere l’edificabilità , né dissesti superficiali e cavità sotterranee, pure diffuse, sembrano aver contribuito in termini di pericolosità alle accelerazioni del moto del suolo subite dal capoluogo abruzzese. Sono alcune delle risultanze dello studio di microzonazione sismica dell’area aquilana avviato nel mese di maggio 2009, che consente ad oggi di avere della zona un quadro conoscitivo tra i più approfonditi a livello nazionale e che sarà illustrato giovedì 28 gennaio, alle ore 11,00 a L’Aquila, presso la Sala Stampa della Scuola della Guardia di Finanza di Coppito.
Gli studi di microzonazione sismica consentono di caratterizzare il territorio in prospettiva sismica, individuando i differenti livelli di pericolosità sismica locale legati alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e a fenomeni di instabilità e deformazione permanente, quali frane, fratturazioni superficiali e liquefazioni del terreno. Sono quindi molto importanti nella pianificazione del territorio e nella fase di ricostruzione dei centri abitati dopo un terremoto.
Lo studio, promosso e coordinato dal Dipartimento della Protezione civile con la Regione Abruzzo, ha visto il coinvolgimento di circa 150 ricercatori e tecnici di 9 Università italiane (L’Aquila, Chieti-Pescara, Genova, Politecnico di Torino, Firenze, Basilicata, Roma “La Sapienzaâ€, Roma Tre, Siena), di 8 istituti di ricerca (CNR, INGV, AGI, RELUIS, ISPRA, ENEA, OGS, GFZ-Postdam), nonché di Regioni e province autonome (Abruzzo, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana e Provincia di Trento).
I risultati dello studio saranno resi disponibili sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.it).