Da Paolo Andre Taviano, magistrato del tribunale di Cassino (Fr), riceviamo e pubblichiamo.
“E’ ipocrita chi periodicamente sostiene che il confronto, a volte anche piuttosto acceso, tra il Cristianesimo e l’Islam non sia un confronto tra civiltà riducendo il tutto, per paura di essere tacciato di razzismo, ad un mero confronto tra religioni e tra culture diverse.
Difatti la recente sentenza dei giudici della Malesia con la quale è stata data la possibilità di utilizzo del sostantivo Allah anche a chi non è musulmano, sentenza accolta a colpi di bottiglie incendiarie contro le chiese cattoliche, lo dimostra.
L’ipocrisia nasce dal fatto che quando si affronta l’argomento, in mala fede si omette di dire che un certo credo religioso non è solo religione che non tollera l’uso dei propri simboli e valori da parte degli “altri†e che definisce infedeli quelli che per noi sono dei semplici e rispettabilissimi non credenti, ma è visione della società che impone alle donne il burqa discriminandole nel ruolo sociale rispetto all’uomo; è un sistema giuridico che si fonda sull’appartenenza a caste e che punisce i reati con le pene corporali previste dal Corano; è un sistema politico che si autodefinisce “repubblica islamica†per ricordare in ogni momento della vita politica che non c’è costituzione, non c’è legge al di fuori della religione.
Una ipocrisia che deve essere smascherata per capire che il nemico della civiltà cristiana non è l’Islam, ma è al nostro interno e non solo indebolisce i nostri valori colpendo i nostri simboli sacri, come nel caso della sentenza sul Crocifisso nelle scuole, ma ci priva della nostra identità della nostra cultura e della nostra storia.
Solo rivendicando con forza la nostra identità Cristiana con i suoi valori ed i suoi simboli potremo affrontare in modo paritario e costruttivo il confronto con civiltà diverse dalla nostra e riuscire a dialogare con loro nel rispetto reciproco che dobbiamo pretendere, cercando dei valori che siano comuni a tutti e facendo del rispetto delle differenze di ciascuno il motivo fondante della tolleranza e della convivenza nello stesso paese, senza che nessuno provi a prevaricare gli altri.
La Fede, per il credente, è un dono di Dio ed è quindi un atto blasfemo non difenderla contro qualunque attentato e non pretenderne il rispetto, disonorando 2010 anni di una civiltà che nel bene e nel male ha rivoluzionato e trovato radici in tutto il mondo”.