E’ caos in Malesia, Paese a maggioranza musulmano, per una sentenza che autorizza le persone di fede cristiana ad adoperare la parola Allah. Nel tempo in cui Gheddafi viene in Italia ad impartire lezioni sull’Islam, ci sono ancora Paesi in cui il “parisignificato” del nostro Dio o Gesù, neanche può essere nominato a meno che non si è islamici. Tutto trae spunto da una sentenza del sistema giustiziario malesiano che ha accolto il ricorso presentato da un giornale cattolico che chiedeva di poter citare Allah pur senza offenderlo. Una decisione accolta con proteste di piazza e con lanci di bottiglie incendiarie in ben tre chiese due cattoliche ed una protestante. Insomma accade lì, in misura estremamente ridotta, almeno a parer nostro, quello che è accaduto qui in Italia quando una mamma di origine norvegese, si è vista accogliere dalla Corte europea un ricorso con cui si chiedeva di togliere i crocefissi dalle aule delle scuole. In occidente, però, nessuno si è sognato di incendiare luoghi di culto islamico o di altre religioni. In Malesia, addirittura non si è chiesto di modificare qualcosa della cultura o della religione di chi abita quei luoghi così come sta avvenedo in occidente; si è chiesto solamente di poter adoperare tutti i termini del linguaggio comune al di là della propria fede religiosa. Uno spunto, questo, su cui riflettere e, purtroppo, constatare quanto siano distanti due parti dello stesso mondo. Mai cadere nell’errore di sentirsi nella parte giusta o indicare l’altra come quella sbagliata, ma dalle proprie posizioni è necessario continuare a confrontarsi senza bottiglie incendiarie. Il tempo, spesso, è galantuomo.
Ermanno Amedei