Ferrari, Porche, ville in Costa Smeralda e… un’evasione fiscale da 31 milioni
2 Marzo 2010Ricchi, ricchissimi, anzi, evasori. Uno spendere e spandere tra Ferrari, Porche, Bmw, ville in costa Smeralda con tanto di motoscafo per la pesca d’altura ma anche appartamenti in centro a Milano, che ha insospettito i finanzieri. Una ricchezza simile, infatti, non corrispondeva alle dichiarazioni dei redditi per cui si è innescata l’indagine. I finanzieri della compagnia di Cassino agli ordini del capitano Vincenzo Ciccarelli hanno spulciato un’azienda di autotrasporti di Cassino e Pontecorvo scoprendo che l’amministratore aveva dimenticato di dichiarare al fisco ben 31 milioni di euro, nonché di oltre 300mila euro di ritenute sul lavoro dipendente non operate o intascate e non versate. Si tratta di una classica fattispecie di “frode carosello†nel settore dei trasporti, attuata attraverso una lunga serie di società , tutte fittizie ed intestate a prestanomi, che scaricano ognuna sull’altra il carico tributario, senza che nessuna lo versi allo Stato. L’indagine, resa difficile dalla irreperibilità della documentazione amministrativo-contabile della società verificata, fatta sparire dai responsabili, è stata svolta facendo ricorso ad attività investigative tipiche della polizia giudiziaria, quali perquisizioni domiciliari presso le abitazioni dei soggetti e presso le sedi dell’impresa e di tutte le altre società collegate. Inoltre, sono state svolte indagini bancarie sull’intero territorio nazionale, nonché riscontri incrociati con le contabilità di altre imprese. Oltre all’amministratore sono stati denunciati anche altre due responsabili e, tutti e tre, rischiano ora la reclusione da un minimo di un anno e sei mesi a un massimo di sei anni.
Ermanno Amedei
Lo stato dovrebbe incrementare al massimo i controlli a imprenditori come quelli menzionati nell’articolo, tenendo conto che oltre a frodare il fisco, questi evasori, danneggiano anche i loro dipendenti, i fornitori e chiunque si fidi del loro apparire.
Quando si rendono conto che in Italia si può fare buffi senza essere puniti, ci fanno l’abitudine.