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Acqua, è scontro. Codici: “Tariffe aumentate del 47 per cento”

L’associazione CODICI ha aderito al comitato referendario promosso dal forum italiano dei movimenti per l’acqua che ha già depositato presso la Corte di Cassazione di Roma i quesiti per i tre referendum che “chiedono l’abrogazione di tutte le norme che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati e fatto della risorsa bene comune per eccellenza una merce”.
“Codici ha aderito al comitato referendario per diversi motivi – commenta il Segretario Nazionale del CODICI, Ivano Giacomelli- Il provvedimento Ronchi nasce con lo scopo di aumentare la spinta liberalizzatrice, riducendo i costi per le pubbliche amministrazioni e garantendo la migliore qualità dei servizi resi agli utenti. Sarà un lapsus ma evidenzio che il provvedimento recita: “ridurre i costi per le pubbliche amministrazioni e garantisca la migliore qualità dei servizi resi agli utenti”. Evidentemente l’ipotesi di prezzi abbordabili per i cittadini non è nei piani della norma e delle forze che hanno voluto a tutti i costi questa legge. Il quadro che si delinea è alquanto preoccupante e non è percepito soltanto dagli addetti ai lavori ma dall’intera cittadinanza perché vede prevalere la tendenza speculativa. Le nostre preoccupazioni nascono dal fatto che da alcune indagini svolte sul territorio nazionale nessuna esperienza di gestione, sia mista che completamente affidata a privati, ha aumentato la qualità del servizio e/o ridotto la tariffa. Invero si registra costantemente un aumento dei costi di gestione a fronte di una mancanza di investimenti pur previsti dal piano d’ambito e consistenti aumenti tariffari”.
Secondo i calcoli fatti recentemente, in Italia in media negli ultimi 10 anni le tariffe sono aumentate del 47 % a fronte di investimenti fatti nella misura di meno della metà di quelli previsti dai piani d’ambito.
Andiamo nel dettaglio e vediamo le situazioni più significative:
Acquedotto pugliese con la bolletta tra le più care d’Italia ( circa 311 € a famiglia) e continue richiesti di aumenti determinati dal dissesto finanziario della società per aver investito in titoli finanziari;
Agrigento dove c’è probabilmente l’acqua più cara d’Italia con circa 400 € a famiglia e ricevono l’acqua ogni 15 giorni;
Lazio, Velletri: l’acqua non è sicura e i cui parametri di potabilità vengono prorogati di anno in anno , ma che si trova a pagare un minimo impegnato ( peraltro a nostro giudizio illegittimo) più alto in Italia;
Toscana non cito la vicenda di Arezzo ma quella della Versilia dove viene richiesto un aumento del 34 % perché i precedenti aumenti hanno fatto ridurre il consumo e quindi sono diminuite le entrate.
E’ ben evidente che questa situazione non può essere accettata e compresa dai cittadini . Pertanto, CODICI appoggia il comitato referendario per l’abrogazione delle norme che privatizzano la gestione dell’oro blu e ricordiamo che la raccolta delle 500 mila firme necessarie per l’ammissione dei referendum inizierà nel fine settimana del 24-25 aprile. Per maggiori informazioni visita il sito http://www.acquabenecomune.org

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