La “guerra della pubblicità “, parla l’imprenditore molisano
21 Aprile 2010Da Gianni Massaro, proprietario della Publistudio di Isernia, riceviamo e pubblichiamo.
Con vero rammarico, vengo a sapere dagli interminabili articoli pubblicati da diversi giornali locali, che in queste ultime settimane, tutti i problemi della città di Cassino sono causati dal rilascio di un’autorizzazione per l’installazione di 17 impianti pubblicitari.
Associazioni, categorie, ma soprattutto operatori del settore pubblicitario, uniti per un unico scopo comune: la rimozione degli impianti installati dalla ditta molisana. Sarebbe bene però fare chiarezza su tutta la vicenda, perché come si dice dalla mie parti “le campane si sentono insieme”, ma soprattutto per chiarire una volta per tutte che la ditta molisana non è gestita da delinquenti o irresponsabili che ricevono solo avvisi di garanzia. Intanto cominciamo a fare chiarezza, la ditta molisana tanto chiacchierata, è la Publistudio, azienda che opera da 22 anni nel settore pubblicitario il cui proprietario sono io, Gianni Massaro di Isernia. La Publistudio ha fatto richiesta al comune di Cassino, per l’installazione di impianti pubblicitari, già nel 1998, e in tutti questi anni ha reiterato la richiesta per ben 22 volte. Nel 2009 fece ricorso al Tar Lazio – sezione di Latina, il quale accoglieva lo stesso e ordinava al comune di Cassino di rilasciare l’autorizzazione all’installazione di 47 impianti pubblicitari. Nonostante l’ordinanza era del luglio 2009, e nonostante i numerosi solleciti, solo a gennaio del 2010 (ben 12 anni dopo la prima domanda) si prese in considerazione la richiesta della Publistudio. Tenendo conto del fatto che il comune ancora non si dotava del piano degli impianti, la Publistudio propose di installarne solo 17 – anche con un’autorizzazione temporanea- affinchè il comune adottasse il nuovo strumento urbanistico, dopodiché si sarebbe proceduto al rilascio dell’autorizzazione definitiva secondo i dettami del piano. In cambio della disponibilità dell’ente, la publistudio rinunciava a chiedere al comune un congruo risarcimento danni per i mancati guadagni di 12 anni, rinunciava all’installazione dei restanti 30 impianti, si rendeva disponibile alla sistemazione a verde di tutta l’area della Casilina sud – zona 5° ponte – con aiuole, viottoli e panchine, e si rendeva altresì disponibile a mettere a disposizione del comune una parte degli impianti pubblicitari per la promozione delle manifestazioni e per la promozione turistica della città . Non appena iniziata la fase di installazione però, numerose aziende concorrenti, hanno iniziato una loro personale guerra con innumerevoli articoli di giornale, presenze in trasmissioni televisive, denunce, sollevando di conseguenza l’opinione pubblica e gridando allo scandalo per il posizionamento a loro dire non conforme degli impianti. E’ bene sapere che per la richiesta di autorizzazione è stato presentato un regolare progetto, e per il rilascio della stessa i vari uffici comunali hanno dovuto rilasciare i vari pareri favorevoli, polizia municipale compresa. La cosa strana però che le stesse ditte concorrenti che hanno fomentato la rivolta popolare, hanno installato sul territorio comunale già da diversi anni, in maniera del tutto abusiva e fuori da ogni regola, ca. 100 impianti pubblicitari di ogni forma e dimensione (avete letto bene cento impianti pubblicitari- e il conteggio è sottostimato). Dove erano le associazioni o gli enti preposti mentre si collocavano: 2 impianti in via Di Biasio- ex Figebo, 7 impianti sulla via Ausonia in piena rotonda diramazione stradone Fiat, 6 impianti sulla via Ausonia in piena rotonda uscita A1, 1 impianto in via Abruzzi sopra un gommista, 1 impianto in via Sferracavalli, 1 impianto luminoso sulla rotonda del Mc Donald’s, 1 impianto rotante in pieno incrocio tra via De Nicola e Corso Della Repubblica, 3 impianti alla fine di via De Nicola sotto “La Rocca”, 1 impianto a San Pasquale incrocio via Sferracavalli, 1 impianto sulla Casilina Nord in prossimità dell’istituto agrario, 3 impianti sulla stazione ferroviaria, 1 mega impianto luminoso in prossimità della stazione, 2 impianti su via Volturno su terreno Ater, 1 impianto su ingresso sup. x Sora incrocio via Volturno, 7 impianti zona 5° ponte, 2 impianti sulla via Casilina Nord ingresso sup. Ausonia, 1 impianto rotante su via Casilina Sud incrocio via per lo stadio, 200mq di pubblicità sulla rotonda del Mc donald’s e via dicendo. Tutti ripeto rigorosamente abusivi o con autorizzazioni scadute. Quanti avvisi di garanzia dovrebbero partire? Siamo sicuri che il problema sono 17 impianti pubblicitari la cui collocazione è stata imposta da una sentenza del Tar a dimostrazione che forse dovevano essere collocati 12 anni prima? Umanamente non è corretto che ogni giornale del Frusinate e non solo, prenda a tiro sempre la stessa situazione per sollevare il polverone e si “dimentichi di guardarsi attorno” ed evidenziare oltre alle pagliuche anche le travi negli occhi. Non è corretto che un quotidiano dia spazio alle lamentele continue e agli attacchi diretti di una ditta pubblicitaria concorrente, che tra l’altro ha installazioni abusive sul territorio, ma che soprattutto intrattiene con lo stesso giornale rapporti commerciali.
Si spera, che dell’autorizzazione dei 17 impianti, non se ne sia fatta una questione politica, ma soprattutto si spera che il comune di Cassino voglia mettere in condizioni di lavorare tutte le ditte che operano nel settore senza rinunciare a un congruo incasso di imposte annuali, che in questi tempi di “vacche magre” fanno sicuramente bene alle casse di qualsiasi comune. Confidando nella professionalità , e nella imparzialità delle testate giornalistiche che fino ad oggi hanno trattato l’argomento ma soprattutto confidando nella pubblicazione integrale di quanto sopra scritto distintamente si porgono distinti saluti. Gianni Massaro