Lisi (Coldiretti): “L’uovo torna ad essere simbolo di rinascita e buon auspicio”
5 Aprile 2010Sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o consumate in ricette tradizionali o nei dolci casalinghi, artigianali e industriali. Nei giorni scorsi le uova di Pasqua hanno conquistato come al solito anche i ciociari.
Una tradizione, quella delle uova “naturali”, che – sottolinea Gianni Lisi, direttore della Coldiretti di Frosinone – resiste nel tempo con piatti che sono protagonisti sulle tavole della Pasqua.
La tradizione fa risalire l’usanza di considerare l’uovo come simbolo di rinascita e buon augurio in Occidente al 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata e per festeggiarlo – ricorda Lisi – il capo dell’Abbazia di St. Germain des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al popolo. Una usanza tramandata dai persiani che, già cinquemila anni fa, festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio delle uova “portabene” contro pestilenze e carestie secondo un rito che resiste ancora ai giorni nostri.
Peraltro, quest’anno, sono state molte le occasioni di vendita nei mercati degli agricoltori come a Roma dove , presso il mercato di Campagna Amica del Circo Massimo in via San Teodoro, 74, si sono riversati migliaia di consumatori.Nelle prossime settimane come Coldiretti Frosinone – ha aggiunto Lisi – presenteremo una serie di appuntamenti tesi a far incontrare i nostri produttori con i consumatori grazie proprio ai nostri mercatini. I consumi nazionali di uova hanno raggiunto la cifra record di 13 miliardi di pezzi all’anno che significa una media di circa 218 uova a testa, quasi interamente Made in Italy ma nel corso del 2009 una performance particolarmente positiva è stata ottenuta dalle uova di produzione biologica che hanno fatto registrare un +21,8% rispetto all’anno precedente. Le uova di gallina hanno rinnovato la gamma delle tipologie offerte e il proprio styling con un sistema di etichettatura obbligatorio che consente di distinguere tra l’altro la provenienza e il metodo di allevamento con un codice che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice ISTAT del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore. A queste informazioni si aggiungono quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S).