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Fiat, Palombella (Uilm) a Cassino: “Condividiamo il piano Marchionne e crediamo nel salvataggio di Pomigliano”

“C’è veramente da essere orgogliosi della produzione automobilistica italiana dopo aver visitato lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano ”. Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale UILM, nel corso dell’attivo dei delegati della Uilm di Frosinone, che si sta svolgendo a Cassino.
“In questo territorio – ha sottolineato Palombella – esiste un sito che ha un eccellente capacità produttiva ed un consistente numero di modelli da avviare al mercato. Oggi, incontrando il “menagement” del sito della casa torinese in provincia di Frosinone e visitando l’intero stabilimento possiamo affermare la validità del prodotto nazionale e, soprattutto, l’importanza in prospettiva di un modello come la nuova “Giulietta” dell’Alfa Romeo. Qui si possono sfruttare al meglio le tecniche di lavorazione applicando quanto previsto dal piano industriale della Fiat, secondo cui la produzione passerà dalle attuali 130.000 a 400.000 unità prodotte nel 2014. Oltre alla “Giulietta” in questo stabilimento verranno prodotte la nuova Bravo Fiat e la Delta Lancia e, ancora per quest’anno, la Croma “.
Il leader della Uilm ha anche fatto riferimento alla trattativa in corso oggi a Pomigliano d’Arco: ”lo stanziamento di 700 milioni di euro per lo stabilimento campano – ha detto – è soggetto ad un accordo sindacale che la UILM è intenzionata a determinare, perché condivide il piano industriale presentato da FIAT ad investitori e sindacati lo scorso 21 aprile a Torino”.
Palombella ha anche espresso tutto il suo plauso all’organizzazione ciociara dei metalmeccanici UIL , dato che da circa 10 anni è il primo sindacato all’interno della fabbrica di Piedimonte San Germano e nelle società dell’indotto ad essa collegate. Infine, il sindacalista ha rivolto anche un pensiero allo stabilimento di Termini Imerese in Sicilia: “La casa torinese – ha concluso – ha deciso di investire 20 miliardi di euro per la produzione italiana, considerando il 65% di questa produzione destinata all’estero. Rispetto a tale mole di investimenti continuiamo a ritenere che ci possano ancora essere margini di trattativa per salvare la Mission produttiva del sito siculo”.

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