Si terrà sabato 15 maggio la presentazione del libro “Le Fraschette di Alatri – Da campo di concentramento a centro raccolta rifugiati e profughi”.
Alle ore 10.45, presso l’Aula convegni dell’Istituto “Sandro Pertini” di Alatri, con la collaborazione dell’Associazione culturale “La Materia dei Sogniâ€, Mario Costantini e Marilinda Figliozzi, autori del testo, illustreranno i risultati delle continue ed intense ricerche sul campo Le Fraschette.
Ad aprire la conferenza saranno il Dirigente scolastico del Pertini, Prof. Matteo Affinito, l’Assessore alla Cultura Dott. Giulio Rossi e il Dott. Bruno Olini, segretario dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani.
Il libro, a cura dell’ A.N.P.C., realizzato anche grazie al contributo della Regione Lazio, vede la compartecipazione di due autori alatrensi: Costantini e Figliozzi hanno cercato di riassumere quanto meglio possibile, le vicissitudini e i ricordi che affastellano ancora la memoria del Campo.
Nonostante sia attualmente sommerso da sterpaglie ed erbacce, anche i più testardi non potranno negare l’enorme valore culturale rappresentato da Le Fraschette.
Una memoria dimenticata non occulterà mai il passato di un luogo ancora vivo: sono proprio quei posti a raccontare, ancora oggi, più di 50 anni di storia. Una storia italiana, certamente, ma anche mondiale: il campo è stato a lungo luogo di passaggio, uomini delle più diverse nazionalità hanno calpestato il territorio nostrano, alla ricerca e nella speranza di ritrovare una vita migliore, lontana da guerre e sofferenze.
Il campo, nato il 1° ottobre 1942 come campo di concentramento per civili, sloveni, dalmati, croati e anglomaltesi, ha visto il succedersi di altre due fasi: nel 1946 venne ricostruito e riconvertito in campo di internamento per “stranieri indesiderabiliâ€, rifugiati e profughi e dagli anni ’60, prima dell’abbandono totale alle incurie del tempo, venne nuovamente riadattato, diventò un Centro di Raccolta Profughi: gli italiani fino ad allora residenti in Tunisia, Egitto e Libia dovettero far ritorno in Italia a causa delle nazionalizzazioni introdotte dai paesi nordafricani.
Il 1976 è stato l’anno in cui, con un decreto ufficiale della Regione Lazio, si sono ufficialmente chiuse le porte del campo.
Il libro rappresenta un sudato lavoro di ricerche, affinché il tempo non ingiallisca le pagine di una storia ancora vicina.
Non esistono ideologie, non esistono prese di posizione politiche: restaurare e ristrutturare quei luoghi rappresenterebbe un’eredità da tramandare nei secoli.
La storia l’hanno scritta i fatti, quel che è stato è stato, ma non sarebbe giusto affossare le memorie, le sensazioni e le sofferenze di chi ha vissuto quegli anni.
Ricordare è ciò che ci tiene in vita, è ciò che ci insegna a non perseverare nell’errore.
Sarebbe bello combattere l’antagonismo del buco nero della storia.
Perché la storia esiste solo se qualcuno la racconta.