Sakineh la madre 43enne iraniana accusata di aver avuto una relazione extra coniugale nel 2006 e, per questo, condannata a morte tramite lapidazione, ha scosso le coscienze e creato movimenti per tentare di salvarle la vita. Tra questi anche la moglie del premier francese Carla Bruni i cui appelli perl la salvezza della donna iraniana gli sono costati attacchi violentissimi dalla stampa di regime iraniana che è arrivata a definirla una prostituta. Anche il consigliere regionale del Lazio Anna Maria Tedeschi in una nota stampa ha espresso il suo appello per la salvezza della condannata a morte: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra. La frase che ci riportano i Vangeli forse riassume più di ogni altra analisi giuridica, sociologica e pseudo-religiosa, la situazione di Sakined, la donna iraniana condannata alla lapidazione. La condizione di subordinazione e di disuguaglianza in cui vivono le donne iraniane è stata già l’oggetto di una risoluzione del Parlamento Europeo a testimonianza di un’attenzione particolare verso la condizione femminile nel mondo islamico. Ma nel mondo occidentale e non da ultimo in Italia, sono ancora tante le azioni politiche e sociali da intraprendere per proseguire verso la strada delle pari opportunità reali. Oggi però l’urgenza è quella di salvare la vita di Sakined e di tante altre donne le cui storie non sempre vengono alla ribalta e quindi non avendo una cassa di risonanza internazionale, finiscono la loro esistenza trucidate in modo assurdo ed inumano nel più completo abbandono e silenzio. Invito tutti – conclude Tedeschi – ed in particolare le donne, ad aderire alla petizione internazionale contro la lapidazione di Sakineh. Se non dovessimo farcela a salvare la vita di Sakineh, insieme a lei morirà anche una parte della nostra umanità “.