La Guardia di Finanza di Vasto (Ch), su delega della Procura della Repubblica di Vasto, hanno effettuato accertamenti patrimoniali nei confronti di due giovani coniugi vastesi di etnia ROM entrambi dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti per accertare la legittima provenienza del loro patrimonio personale. Accertata la proprietà di autovetture di lusso e di una villa stimata sommariamente e per difetto per il valore di circa 1.200.000 Euro, la Procura inoltrava la relazione conclusiva delle indagini patrimoniali eseguite dagli uomini della Compagnia di Vasto alla competente Procura della Repubblica di Chieti la quale ha richiesto l’adozione di misure di prevenzione patrimoniale (la confisca dell’immobile e dell’autovettura AUDI A4 di proprietà dei due coniugi) e personale (obbligo di dimora) in quanto è stato acclarato che si tratta di persone socialmente pericolose, dedite ad illecite attività e prive di redditi, in forza dell’art. 1, nn. 2) e 3), della Legge 1423/1956 (misure di prevenzione e sicurezza per persone pericolose e di dubbia moralità ), dell’art. 19 della Legge 152/1975 (disposizioni a tutela dell’Ordine Pubblico) e dell’art. 2 ter della Legge 575/1965 (disposizioni antimafia e misure di prevenzione), applicabile in base all’abrogazione della Legge 55/1990 (norme di prevenzione per la delinquenza di tipo mafioso) – per effetto della Legge 125/2008 (cd. Pacchetto sicurezza).
Il Tribunale di Chieti, lo scorso febbraio, ha accolto la richiesta di adozione delle misure di prevenzione personali (obbligo di dimora), riconoscendo la pericolosità sociale dei due coniugi, ma ha rigettato la proposta di confisca dell’immobile accogliendo solo quella dell’autovettura Audi A4 dei due coniugi. La confisca dell’immobile è stata negata in quanto l’immobile è stato costruito su terreno acquisito dai genitori di uno dei due coniugi che, successivamente, hanno donato ai nipoti (i figli allora minorenni dei due coniugi) sia il terreno che l’immobile costituito su di esso, divenuto di loro proprietà per “accessione†(art. 934 e segg. del Codice Civile).
La Procura della Repubblica di Chieti ha presentato alla Corte d’Appello di L’Aquila il ricorso avverso la sentenza del Tribunale di Chieti.
Nel frattempo, nel mese di luglio, i due coniugi sono stati tratti in arresto dai carabinieri di Pescara per detenzione ai fini di spaccio di 10 kg di sostanze stupefacenti (7,5 kg di eroina e 2,5 kg di cocaina), confermando l’attualità delle loro attività criminali. Nell’ambito di questo procedimento penale in esecuzione di provvedimento del GIP di Vasto veniva effettuato dalle fiamme gialle e dai Carabinieri di Vasto un sequestro preventivo ai sensi dell’art. 321 cpp ai fini della confisca ai sensi dell’art. 12 della Legge 356/1992 (Legge di contrasto alla criminalità mafiosa).
Successivamente, la Corte d’Appello di L’Aquila, con sentenza del 9 luglio 2010 depositata il 2 settembre 2010, ha accolto le motivazioni del ricorso riconoscendo la pericolosità sociale dei due coniugi e la loro dedizione, ancora attuale, allo spaccio di stupefacenti, disponendo la confisca dell’immobile e dell’auto nonché confermando la misura di prevenzione personale dell’obbligo di dimora nei confronti dei due coniugi, che verrà applicata qualora dovessero essere scarcerati.
Il provvedimento di confisca, che assume maggiore rilevanza proprio perché emesso da un Collegio Giudiziario di 2° grado ed avverso il quale sarà possibile solo il ricorso in Cassazione, comporta la totale privazione del bene dai suoi possessori e la devoluzione di esso a finalità pubbliche da parte dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, istituita con decreto legge n.4 del 4 febbraio 2010, convertito in legge n. 50 del 31 marzo 2010, avente sede a Reggio Calabria e diretta dal Prefetto Mario Morcone.