Corano bruciati e Sakiheh, il mondo trema
9 Settembre 2010Sono sempre le questioni religiose a mantenere il mondo con il fiato sospeso. L’11 settembre è vicino e l’iniziativa di bruciare, nel giorno della ricorrenza della distruzione delle Torri Gemelle a New York, centinaia di libri del Corano non aiuta certamente a placare gli animi. Probabilmente il pastore evangelico statunitense Terry Jones, neanche poteva solo immaginare che la sua “Koran Burning Day” avrebbe suscitato così tanto clamore da costringere il suo presidente Obama ad intervenire sull’argomento. Pochi i messaggi di solidarietà al pastore, tante le prese di distanza, tantissimi gli attacchi e le minacce di attentati terroristici. Dal mondo islamico si è levata una ondata di proteste e incitazioni alla violenza che hanno spinto, oggi, l’Interpool a lanciare un allarme a tutte le forze di polizia nazionali: se quei Corani dovessero bruciare, il rischio attentati sarebbe elevatissimo in ogni stato. Le prese di distanza dal ‘Koran Burning Day’ sono piovute a raffica, anche dalla Francia dove il presidente Sarkozy, solo alcuni giorni fa, aveva dovuto difendere la moglie Carla Bruni, insultata dal islamici iraniani per essersi schierata conto la lapidazione di Sakiheh.
Sakiheh e Terry Jones, due storie che in questa settimana, hanno portato alla ribalta scontri culturali e religiosi mai sopiti. Da una parte, quello della sentenza di morte per lapidazione, lo sdegno nel veder insultato quelli che ad occidente sembrano i principi fondamentali della vita, dall’altra quella dei Corano bruciati, che offendono il valore religioso a cui, l’altra parte del mondo, sembra voler difendere a suon di attentati terroristici.
Ermanno Amedei