Da Michele Santulli riceviamo e pubblichiamo:
La Ciociaria è stata da sempre, incredibile che possa sembrare, terra di grandi personalità artistiche, scientifiche, letterarie. Incredibile è anche il contributo che essa ha dato alla civiltà occidentale, da sempre. Ma si direbbe che un cattivo destino, quasi una congiura, opprime questa Terra col risultato che quando se ne parla, si menziona solo il vaccaro di Castelliri oppure il salametto o il peperone. Raramente una notizia gratificante e degna di ammirazione e di emulazione e di arricchimento. Per fortuna parrebbe che l’attuale compagine provinciale guidata dall’On.Iannarilli, pur in mezzo a mille problemi ereditati dai predecessori, si stiano sforzando di mostrare che loro intenzione programmatica è di voler occuparsi a scoprire e quindi a far conoscere quegli aspetti della nostra storia che fino ad oggi sono stati vera tabula rasa per i predecessori. Un esempio ne è il recupero e la esposizione addirittura nella sede del palazzo provinciale di una scultura semplicemente eccezionale della storia artistica europea creata da uno di quei grandi ciociari di cui si diceva all’inizio, sistsmaticamente ignorati e cioè Amleto Cataldi di Roccasecca-Castrocielo. Plauso perciò all’assessorato provinciale alla Cultura e l’augurio che si tratta solo di un inizio. Ora l’altra bella notizia è che il poligrafico dello Stato ha messo in circolazione nuovamente un francobollo (emesso la prima volta due anni fa) che ricorda a tutti la figura di un altro grande ciociaro, questa volta di Pico, Tommaso Landolfi. Scrittore grandissimo, traduttore squisito dal Russo e dal Francese e dal Tedesco. Del termine ciociaro ignorava (io credo: volutamente, per spirito di contestazione e di dissacrazione) il vero e unico significato e cioè quello folklorico e quindi anche lui lo vedeva, al contrario, quale competizione o sopraffazione di quello avito e ereditario di: borbone e quindi acerrime polemiche e infuocate discussioni tra lui e soprattutto Anton Giulio Bragaglia sulle pagine della gloriosa ‘Gazzetta Ciociara’ che della ‘ciociarità ’, termine da lui inventato, fece il baluardo e la sua bandiera. Qualcuno di Pico ricorda Tommaso Landolfi quando era solito inforcare la vecchia Indian (una motocicletta 500 di cilindrata dell’epoca dal manubrio ampio come le corna di certi buoi) e fragorosamente mettersi in viaggio per Firenze. Un contestatore, un bastian contrario. Un polemico inveterato. Il suo divertimento era quello di creare imbarazzo e di mettere a disagio. Ma un sensibile, un profondo conoscitore dell’animo umano, uno spirito eletto. Uno dei grandi del Novecento Italiano.
Il francobollo in questione sicuramente richiamerà ancora di più l’attenzione su questo personaggio illustre della Ciociaria. Mi sembra che il disegnatore ha un po’ alterato la sua fisionomia. Ma non è importante. Significativo che lo Stato si è ricordato di questo grande scrittore e che i Ciociari si affrettino ad andare nella libreria ad acquistarne le opere ma che soprattutto la scuola ciociara e le istituzioni acquistino cognizione e lo dicano a tutti della ricchezza di personaggi, di opere e di realizzazioni uscite da questa Terra.