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Parte da Cassino la lotta ai “Smart Drugs”, nuovo sequestro per www.alkemico.com

Iniziata la nuova fase del procedimento penale nei confronti della società riminese IBA Srl, detentrice del marchio e del sito internet www.alkemico.com.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Rimini, infatti, su richiesta della locale Procura, ha disposto un ulteriore sequestro e oscuramento del sito internet, già sotto sequestro, confermando, in toto, la validità dell’operato e della ricostruzione giuridica dei fatti svolta dalla Guardia di Finanza di Cassino. Quindi, un ennesimo giudice si è pronunciato nel senso dell’illegalità della vendita dei prodotti commercializzati, a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione che ha demandato la competenza territoriale alla Procura della Repubblica di Rimini.
Pertanto, nelle ultime ore, il sito è stato di nuovo sottoposto a sequestro preventivo, ad opera di militari della Guardia di Finanza appartenenti al Comando Provinciale di Frosinone ed al Nucleo Speciale Frodi Telematiche/Gruppo Anticrimine Tecnologico di Roma.
Il provvedimento giudiziario costituisce, insieme al precedente emesso dal G.I.P. del Tribunale di Cassino, l’ennesima conferma che la commercializzazione dei prodotti di ausilio al consumo ed alla produzione e coltivazione di sostanze stupefacenti, con le modalità attuate da tali catene commerciali, è da ritenersi illecita in quanto istiga all’uso delle droghe.
La legislazione antidroga italiana pone severi limiti alla commercializzazione di tali prodotti, come è stato di recente confermato da una sentenza della Corte di Cassazione, la quale ha stabilito l’illiceità dell’induzione alla coltivazione ed all’uso delle droghe se fatta nel contesto degli “Smart Shops”, ovvero dei siti web ad essi riconducibili, che forniscono materialmente tutto il supporto indispensabile alla produzione ed all’uso delle droghe, realizzando così il reato di istigazione.
In attesa della conclusione del procedimento penale e delle eventuali condanne, anche i negozi che vendono tali prodotti dovranno adeguarsi e limitare il loro catalogo, pena il sequestro e la denuncia dei responsabili. A seguito delle notizie del sequestro in un negozio di Cassino, infatti, già la maggior parte delle catene commerciali di smart drugs operanti in Italia ha provveduto ad eliminare dai prodotti in vendita quelli che potevano dar luogo all’istigazione ed al consumo di droga.
L’indagine della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Frosinone, pertanto, costituisce un esempio guida per altre eventuali omologhe inchieste a livello nazionale.
A Monza, sulla base dell’indagine di Cassino, sono state effettuate manifestazioni da parte di genitori preoccupati per la nascita di alcuni Smart Shops, frequentati assiduamente dai loro figli minori. Tali genitori hanno citato come esemplare l’inchiesta della Guardia di Finanza di Cassino, chiedendo alla locale polizia giudiziaria di fare altrettanto.
E’ sempre più elevata, infatti, negli ultimi mesi, l’attenzione della Presidenza del Consiglio – Dipartimento per le Politiche Antidroga e del Ministero della Salute sulla tematica degli Smart Shops, per le loro forti implicazioni sociali e culturali soprattutto nei confronti dei minori e dei giovani in generale.
I negozi “Smart Shops”, diffusi su tutto il territorio nazionale con lo scopo di commercializzare le cosiddette “droghe legali” (o “furbe”, perché non classificate dalla legge tra le droghe vietate), dunque, a seguito delle pronunce dei giudici di Cassino e Rimini, sono da ritenersi illegali perché istigano all’uso di sostanze stupefacenti, sebbene sia ancora da attendere la conclusione del processo e la sentenza definitiva.
Ricordiamo che nel corso delle investigazioni la Guardia di Finanza aveva accertato che il sito internet di e-commerce sequestrato, appartenente ad una società già con sede in San Marino e successivamente con sede in Rimini, vendeva al pubblico una vasta serie di prodotti che permettevano:
la coltivazione e produzione di marijuana;
il consumo della stessa.
La Guardia di Finanza ha infatti documentato, attraverso il sequestro dello spazio web del sito, che con lo stesso veniva commercializzato tutto il necessario per creare, all’interno della propria abitazione, delle vere e proprie piantagioni intensive di cannabis indica: dalla serra alla lampada che sostituisce la luce solare, dai fertilizzanti ai concimi arricchiti, dalle vasche con sistemi di irrigazione ai semi ed ai funghi allucinogeni, fino ai manuali di istruzioni che descrivevano minuziosamente ogni passo da fare per ottenere rigogliose fioriture di piante di canapa indiana o di funghi psylocibe.
Ovviamente, nel catalogo erano compresi anche numerosi oggetti per il consumo dello stupefacente autoprodotto: dalle cartine di ogni tipo e dimensione ai narghilè, passando per i chillum, cioè le pipe della tradizione etnica africana, utilizzate dai tossicodipendenti.
Gli specialisti appartenenti al Gat – Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza, su richiesta dei colleghi di Cassino, hanno tracciato il sito individuandone i responsabili e la localizzazione del server che lo ospitava.
Nel corso dell’indagine, dopo il primo sequestro, i responsabili della società avevano spostato il sito su un server americano, per renderlo di nuovo visibile eludendo il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria italiana e della Guardia di Finanza. Le Fiamme Gialle erano però riuscite a risalire, telematicamente, alla nuova collocazione estera del sito, procedendo di nuovo ad oscurarlo attraverso una complicata tecnologia telematica.
Al momento, quale responsabile dell’illecita attività, è indagata per istigazione all’uso di sostanze stupefacenti la rappresentante legale della società, una trentatreenne riminese. Rischia ora una condanna alla reclusione da uno a sei anni.

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