Non era andata via perché il “paese le stava strettoâ€, Sara Scazzi, fin da quando è scomparsa il 26 agosto, era sul fondo di un pozzo ricoperto di acqua e pietre. La 15enne di Avetrana, in provincia di Taranto, ha mantenuto l’Italia con il fiato sospeso. La sua scomparsa è stata il vero mistero dell’estate, poi, questa notte, la confessione dello zio Michele Misseri, il 53enne le cui lacrime avevano intenerito le telecamere delle reti nazionali. Lui, quando ad un mese ormai si erano perse le speranze di poter svelare quel mistero, quando cioè i riflettori si stavano spegnendo sul caso, lui li aveva fatti riaccendere trovando in un suo podere, non lontano da quel pozzo maledetto, il telefonino della ragazza senza sim né batteria. Quasi, forse, la sua coscienza a bussargli l’anima; forse era troppo confessare e forse, l’uomo che aveva ucciso la nipote, voleva essere inchiodato alle sue responsabilità . Un peso troppo grosso da mantenere dentro, quel peso che i carabinieri, questa notte, gli hanno tirato fuori durante un lungo interrogatorio al termine del quale Misseri ha ammesso di aver strangolato la nipote e di averla gettata nel pozzo i sua proprietà , poco lontano da dove, alcuni giorni prima, aveva detto di aver ritrovato il telefonino. Proprio lui, questa notte ha accompagnato gli investigatori sul pozzo che conserva il corpo della 15enne. Si tratta di una cavità di poche decine di centimetri, appena sufficienti per far passare il corpo di Sara, che serve per la raccolta dell’acqua piovana.
Sara, o meglio Sarah (così la ragazza scriveva il suo nome in chat), è morta forse durante un tentativo di violenza sessuale. Così è svelato il mistero di una estate, tra le spiegazioni più drammatiche, quella emersa è certamente la peggiore.
Er. Amedei