Dopo l’ennesimo caso della mozzarella blu in Ciociaria la Coldiretti chiede venga mantenuto alto l’allarme. I carabinieri di Ferentino, infatti, su segnalazione di un consumatore che dopo aver comprato una confezione di mozzarella, hanno indagato per risalire all’intera partita.
Nel comunicato di Coldiretti si legge:
“Ancora mozzarelle “colorate” nei negozi della Ciociaria. Ancora una volta Coldiretti torna a chiedere attenzione ai consumatori al momento dell’acquisto e massima severità contro chi immette sul mercato prodotti manipolati. Questa volta, le mozzarelle blu sono arrivate a Torrice dopo i recenti casi di Sora e Alatri. “Occorre fare immediatamente chiarezza su quanto accaduto che, purtroppo, rappresenta l’ennesima notizia negativa in tema di sofisticazioni alimentari per il nostro territorio”. Così Gianni Lisi, direttore provinciale della Coldiretti di Frosinone commenta la notizia delle mozzarelle blu acquistate a Torrice. “Le frodi e le troppe furbizie mettono a rischio il futuro di un settore simbolo dell’agricoltura della nostra terra- aggiunge Lisi – con operatori senza scrupoli che non rispettano norme e regole. Si specula sulla gente che, in una situazione di difficoltà economica, si rivolge a prodotti anonimi di basso costo che non offrono garanzie di sicurezza e genuinità . L’appello che rivolgiamo, ancora una volta, ai cittadini-consumatori, oltre a quello di segnalare ogni eventuale problema riscontrato nei prodotti che acquistano, è quello di guardare e leggere con attenzione le etichette. Non si possono acquistare prodotti derivati che sono importati, dei quali non si conosce la provenienza e che vengono spacciati con marchi e prodotti di poca affidabilità “. “Purtroppo – conclude Lisi – – anche nel settore lattiero caseario non tutti hanno come primo obiettivo la valorizzazione del latte prodotto nelle stalle italiane”. Purtroppo dalle frontiere italiane – ricorda la Coldiretti – passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. La situazione – conclude Lisi – conferma la necessità di accelerare sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per difendere consumatori e produttori.
I NUMERI:
In Italia sono arrivati nel 2010 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina. Complessivamente in Italia sono arrivati 8,8 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.Il 68 per cento del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell’est come la Polonia (5 per cento), la Lituania (3 per cento), la Slovenia (3 per cento) e l’Ungheria (3 per cento). Si utilizza anche moltissima cagliata congelata (un semilavorato industriale) proveniente da paesi lontani come la Lituania che nel 2009 ha aumentato le importazioni verso il nostro paese del 20 per cento rispetto anno 2009. Considerando una produzione nazionale di 10,9 miliardi di chili, la Coldiretti stima che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta.Oltre ad ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché per produrre un kg di mozzarella “tarocca†occorrono 900 grammi di cagliata dal costo di meno di 3 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore ai 6/7 euro/kg.Le stalle italiane peraltro sono le più controllate e ci sono circa 6000 veterinari contro i mille della Francia, con una media di un controllo ogni 5/6 giorni”.