Il simbolo del Popolo della Libertà (PdL) quello la cui nascita ha segnato la morte di Forza Italia e Alleanza Nazionale, non è di Berlusconi. Una vicenda che tiene banco sulle pagine dei giornali da quando Italo Bocchino, braccio armato di Gianfranco Fini nel nuovo partito di Futuro e Libertà ha fatto sapere che quel simbolo non potrà essere utilizzato senza l’assenso di Gianfranco Fini. Sembra poco o comunque una faccenda di minor conto ma, in realtà non lo è se si considera quanto è stato investito, in termini di pubblicità , su quel tondino per farlo identificare come il secondo volto di Berlusconi. Si è quindi aperto un contenzioso tra i fuoriusciti dal partito e quelli che, invece, sono rimasti con Berlusconi. Questi ultimi sostengono che il simbolo appartiene a chi ha inventato il partito. A far chiarezza è Adriano Vanzetti, professore di diritto industriale e presidente della Sipsi, (società italiana per lo studio della proprietà intellettuale) che dalle pagine del Corriere della Sera sostiene che il simbolo del PdL Può essere usato da entrambi o da nessuno dato che i due “scissi†sono cofirmatari, per cui o trovano una soluzione accettata da entrambi, o il simbolo non potrà essere utilizzato, dato che se è vero che Berlusconi è proprietario del nome Popolo della Libertà , è altrettanto vero che il premier lo ha conferito all’associazione costituita insieme a Fini.