L’Italia si mobilita contro l’offensiva decisione del Brasile, e del suo presidente uscente Lula, di non concedere l’estradizione del terrorista Cesare Battisti. Condannato all’ergastolo per quattro omicidi commessi nel Bel Paese, Lula ha detto no all’estradizione sostenendo che in Italia sarebbe a rischio l’incolumità del prigioniero. Come a dire che in Italia, così come nei paesi non civili, non sono garantiti i diritti fondamentali dei detenuti. Maggioranza e opposizione, Idv compresa, schierata contro la decisione dei sud Americani. Futuro e libertà chiede uno scatto d’orgoglio per evitare che la dignità del Paese venga oltremodo offesa. Il Pd, pur condannando il rifiuto brasiliano, rimarca come la politica estera dell’Italia sia improduttiva. Antonio Di Pietro chiede che il Paese risponda ad una sola voce a questo affronto.
Intanto proseguono le mosse diplomatiche. Previsto il rientro dell’ambasciatore Italiano a Brasilia per studiare altre mosse ma, nel frattempo, da Roma sono arrivati messaggi diretti al nuovo Governo Brasiliano. La neo eletta Dilma Rousseff, che sostituirà Lula. Lei, in campagna elettorale aveva detto chiaramente che era favorevole all’estradizione. Ma la “leva†su cui l’Italia sta lavorando, è costituita dai 10 miliardi di euro in appalti e commesse relativi ad accordi bilaterali. Usare questo mezzo peserebbe sulle aziende italiane ma anche sul paese brasiliano che punta allo sviluppo tecnologico. Intanto a febbraio, il terrorista sarà un uomo libero nonostante sia responsabile di quattro vite stroncate. Questo perché i Brasiliani lo ritengono in pericolo in Italia: ma non erano loro a sparare sui bambini delle favelas?