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Anno mondiale delle foreste, Santulli: “Salviamo i monumenti viventi di Isola Liri”

Approfittando del fatto che quest’anno 2011 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite l’anno internazionale delle foreste per rammentare alla umanità il danno irreversibile che sta arrecando a sé stessa e ai propri figli e alle future generazioni col taglio indiscriminato quindi criminale di centinaia di chilometri quadrati di foreste e boschi che quotidianamente viene effettuato, allora, riallacciandoci anche a quanto già scritto qualche tempo addietro, vogliamo informare il lettore e soprattutto i giovani che in questa Terra ciociara crescono alcune specie di piante indiscutibilmente eccezionali, tali da essere considerate delle vere e proprie rarità. Per quanto riguarda noi ciociari in particolare vogliamo solo esprimere il nostro più grande dolore allo spettacolo che fino ad un paio di anni fa, sotto dunque la precedente compagine provinciale, abbiamo dovuto assistere col taglio indiscriminato e criminale di querce secolari ordinato da qualcuno, secondo lui per motivi di sicurezza e di incolumità, standosene seduto comodamente dietro una scrivania, tutto afflato lirico e amore e preoccupazione per il prossimo! Senza menzionare i tagli realizzati da privati, senza controllo alcuno effettivo da parte delle autorità. Ma si è mai sentito parlare di una quercia che ha ammazzato qualcuno? Non è invece il contrario, come vecchia regola? Abbattere una quercia che, caduta sembra un cristo in croce, è uno dei maggiori atti suicidi che si possano commettere. Sin dall’inizio dei tempi la quercia è una pianta perfino sacra, a partire dai tempi biblici: fu la pianta di Abramo destinatagli da Dio stesso, fu la pianta alla cui ombra crebbe e si moltiplicò successivamente la stirpe divina, è la pianta ai cui piedi fu sepolta Rachele, sono le foglie di quercia che per i Romani erano simbolo della forza e della maestà e del trionfo, erano le piante dei boschi sacri.
Isola del Liri, che ha avuto il privilegio unico dalla natura di venir solcata da due antichi bellissimi fiumi, evidenzia, anche oggi, un altro primato anche esso unico e cioè la presenza sul suo suolo di un patrimonio arboreo possiamo usare il termine: eccezionale. Stiamo parlando dei platani giganteschi che ancora, fortunosamente, si levano nell’area della ex cartiera Lefebure, che vediamo rivolti al cielo maestosi quando ci passiamo davanti in macchina, dove oggi è insediato un dopolavoro ricreativo, di fronte al bivio per Arpino ma anche quelli al bivio per Carnello. E’ un patrimonio, quello scampato e salvato, forse di venti/trenta giganti, risalente sicuramente agli impianti industriali sorti nella prima metà del 1800, quindi stiamo parlando di un patrimonio arboreo che ha oltre centocinqantanni di età. Uno di questi esemplari, vicino al piccolo campo sportivo, misura 7 metri di circonferenza cioè oltre due metri di diametro! Una dimensione di cui si trova l’eguale nei grandi antichi parchi americani o nelle foreste africane. Si pensi che la circonferenza dei pioppi o platani nel parco intorno al Castello Boncompagni-Viscogliosi pur fuori del comune non supera i 5,20 m. L’eccezionalità di queste piante regali veramente monumentali di Isola del Liri, che possono costituire un autentico ed appetito motivo di richiamo turistico nonché di educazione e di istruzione se si togliessero gli occhi dalla cementificazione che tiene occupati e abbagliati tutti gli amministratori da sempre, la si deduce anche dal fatto che nei boschi di Fiuggi e nei castagneti che arricchiscono le due fonti specie quella più antica Bonifacio VIII, da una verifica sui luoghi scaturisce che nessuna pianta si avvicina nemmeno lontanamente alla maestosità delle piante di Isola del Liri. Inutile dire che al Comune di Fiuggi nemmeno sanno di che cosa si parla quando si accenna alla dimensione di una pianta. Lo stesso per quanto riguarda i numerosi platani rimasti che ancora arricchiscono Roma specie nei Lungo Tevere messi in piantagione verso la fine del 1800: nessuno si avvicina alla regalità di quelli di Isola del Liri! La rarità dei platani giganteschi di Isola si evidenzia anche dal raffronto con una pianta della medesima famiglia, un pioppo, anche esso maestoso che si leva nel centro del cortile della cosiddetta Ferriera a Ponte Melfa in Atina che fu piantato dalle maestranze del re di Napoli nel 1858 in occasione della costruzione dell’impianto per la lavorazione del ferro estratto da monte Meta anche esso maestoso e curatissimo: la circonferenza è di 5,80 m. Un esemplare della stessa famiglia arborea è uscito miracolosamente indenne dalla distruzione totale di Cassino che, dice una tabellina affianco, fu piantato in occasione della costruzione della Reggia di Caserta e cioè verso la metà del 1700. E’ possibile ma questa creatura o per ragioni belliche o per ragioni naturali purtroppo conserva solo uno spicchio di tutta la struttura cioè il tronco è scomparso, resta una grossa buccia magnificamente vitale. Ma le proporzioni gigantesche immaginabili fanno intuire che siamo in quelle di Isola del Liri se non maggiori. Questo cimelio naturale di Cassino, unico superstite di una distruzione immane, al quale in una società civile avrebbero dedicato una piazza apposita, a memoria e a gratificazione, si trova in un angolo, a sinistra, del primo incrocio arrivando da Atina-Sora: il Comune qualche anno fa si accorse di questa presenza e fece collocare una recinzione a protezione con un paio di tabelle esplicative, azione meritoria pur se la maestosa creatura è soffocata dai palazzoni circostanti che la ignoranza e insensibilità congenita dei pubblici amministratori mai abbastanza biasimata ha ottenuto che venissero costruiti a tre metri di distanza, col risultato normale che non solo tolgono luce e aria a questo autentico cimelio della natura quanto ne scaturisce che qualche inquilino di detti palazzoni ha pure la faccia bronzea di lamentarsi della presenza di questo gigante e pretende che venga eliminato perché gli arreca fastidio!
E’ auspicabile che anche il Comune di Isola del Liri si avveda una buona volta di questa enorme ricchezza unica che ha ereditato, in minima parte miracolosamente ancora in piedi e sappia trovare, finalmente, i modi intelligenti e pragmatici per valorizzarlo al meglio e soprattutto per conservarlo e proteggerlo e principalmente farne oggetto di studio, di osservazione e di gratificazione per scolari e studenti, regolarmente: si rammenti, non esiste in Italia un complesso monumentale arboreo di tali proporzioni!
Michele Santulli

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