E’ una vera polveriera che rischia di esplodere da un momento all’altro. Dopo l’Egitto e la Tunisia, la Libia sembra essere il terzo Paese africano a minare le basi del regime e voltare pagina. Gheddafi ha blindato i suoi confini e avere notizie su cosa sta accadendo, in particolare a Bengasi, sembra essere impossibile. Bloccato internet, telefoni, e negati i visti ai giornalisti della stampa internazionale. In queste condizioni ogni notizia che trapela è precaria. Gli scontri che sembrano essere durissimi, hanno causato vittime in un numero imprecisato; fonti parlano di 12 morti, altre di 120, quel che è certo è che la situazione è davvero esplosiva tanto che 1200 soldati guidati dal genero di Gheddafi, sarebbe dovuto intervenire a Bengasi per salvare e riportare a Tripoli, il figlio del dittatore libico assediato da una folla inferocita. Una sollevazione popolare che rischia di soffocare nel sangue dato che, così come riferiscono gli esuli libici, Gheddafi avrebbe ideato dei gruppi dell’esercito composti da soldati africani e, quindi non legati con nessuna delle etnie libiche e, quindi, “liberi†di essere spietati con i manifestanti. Per questo, il fronte di liberazione libico chiede l’intervento della comunità internazionale.