Vertenza Fiat, Spigola (Fim): “La Fiom rischia di perdere ogni rappresentanza”
23 Febbraio 2011“Non siamo preoccupati per il futuro dello stabilimento, ma a Marchionne, chiediamo di adeguare gli stipendi degli operai italiani a quelli degli operai tedeschi così come aveva promesso di fareâ€. A parlare è Mario Spigola, segretario provinciale della Fim Cisl Frosinone, il settore metalmeccanico del sindacato di Bonanni. La vertenza Fiat apre scenari nuovi e sta sgretolando i vecchi equilibri che regolavano il mondo del lavoro. Una vera e nuova rivoluzione industriale ritenuta indispensabile da alcuni, osteggiata e condannata da altri. Il processo però è in movimento e sembra inarrestabile. Contro si è schierata la Fiom capace di portare in piazza, anche a Cassino un fiume di settemila manifestanti provenienti dalla regione Lazio e da altre regioni confinanti. Diritti sindacali, garanzie per il lavoratore, sono le accuse mosse nei confronti del piano Marchionne. Altri la vedono diversamente e accusano il ramo metalmeccanici di Cgil di miopia e di catastrofismo.
I lavoratori di Cassino non sono preoccupati
“Non siamo preoccupati e non lo sono neanche gli operai della Fiat di Cassino se si considera che alla grande manifestazione della Fiom hanno aderito appena l’11 percento dei lavoratori. In piazza, però, c’era tanta gente, non solo della Fiat, che va ascoltataâ€. Dopo Mirafiori si aspettano le mosse di Marchionne anche su Cassino. “Marchionne ha detto di non avere emergenze a Cassino, questo significa che la discussione sullo stabilimento si farà ma in tempi diversi. Questa rappresenta l’unica incognita che ci mantiene con il fiato sospeso perché nei fatti,seppure non ci aspettiamo grandi stravolgimenti, comunque non conosciamo su carta il piano degli investimentiâ€.
Incognite per pause, mensa e l’organizzazione di lavoro
Cosa, però, potrebbe cambiare per gli operai di Cassino con l’avvento del nuovo piano sembra non spaventare Spigola. “Poco o nulla – dice – Ci sarà la discussione della riduzione del tempo delle pause che i nuovi modelli di lavoro, ritenuti meno stressanti dei precedenti, intende ridurre da 40 minuti a 30 minuti. Sono le pause che si fanno ogni due ore e mezza di lavoro, attualmente le prime due di 15 minuti, l’ultima di dieci. Facile pensare che si vorrà uniformare tutte a dieci minuti. Su questo aspetto si discuterà perché, se è vero che il nuovo modello di lavoro è meno stressante ed è anche vero che quel modello, solo in teoria, è stato adottato già a Cassino. Nella pratica, però, non ancora. Per cui alcune cose su questo aspetto vanno aggiustate. C’è poi la questione della pausa mensa che attualmente spezza i turni di lavoro e Fiat chiede, invece, di metterla a fine turno in maniera tale che l’operaio può decidere se mangiare o andar via mezz’ora primaâ€.
L’esigibilità dell’accordo richiesta ai sindacati
Il problema grosso, però, sembra essere quello legato alla esigibilità dell’accordo. “La Fiat vuole governare i propri stabilimenti – dice ancora Spigola – e per farlo chiede ai sindacati di assumersi i propri impegni rispettando gli accordi sottoscritti. A Pomigliano e Mirafiori abbiamo detto prima che se il referendum fosse passato noi avremmo sottoscritto l’accordo, viceversa non lo avremmo firmato se fosse prevalso il no. Non si può poi cambiare le carte in tavola a giochi fatti così come ha fatto la Fiom. Ecco perché la Fiat ha creato un sistema per poter sanzionare i sindacati che non rispettano glia accordi e lo fa riducendo i permessi e i contributi sindacali. Non credo che sia questa una limitazione al diritto dello sciopero anche perché quello è sancito dalla Costituzioneâ€.
Le Newco una conseguenza degli accordi non rispettati
Spigola però va oltre e dice anche: “Proprio questo non rispettare gli accordi ha spinto la Fiat alle Newco, nuove società che rimangono fuori da Federmeccanica. Quasi una reazione che però avrà conseguenze gravi anche sulla rappresentatività dei sindacati all’interno delle aziende. Fuori del contratto nazionale dei metalmeccanici, la Fiat applicherà la Legge, ovvero l’articolo 19 dello statuto dei diritti dei lavoratori che prima del 1995 indicava come parte delle rappresentanze sindacali aziendali le maggiori organizzazioni e i firmatari del contratto collettivoâ€.
La Fiom rischia di rimanere fuori da ogni contrattazione
“Con il referendum del 1995, però, – ricorda Spigola – è stato cancellato il passaggio che indica come rappresentatività sindacale le maggiori organizzazioni, per cui se non si firma il contratto collettivo, qualsiasi sindacato, fosse anche il maggiore d’Italia, rimarrebbe fuori dalla rappresentanza. Il rischio, quindi, è che il maggior sindacato dei metalmeccanici possa rimanere fuori dalla contrattazione e ciò costituirebbe una perdita importante dal punti di vista della democrazia sindacale. Per questo il lavoro che si sta facendo a livello nazionale è tentare di riportare Fiat in Confindustria, ma anche ricordare a Marchione dell’impegno che lui ha preso, quello di adeguare i salari degli operai italiani a quelli tedeschi. Attendiamo risposte, quindi, da Fiat e buonsenso da Fiomâ€.
Ermanno Amedei