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Aziende ciociare colluse con la Camorra, scoperta maxi frode allo Stato da 56 milioni

Una vasta operazione di polizia giudiziaria e tributaria è stata conclusa nella mattinata odierna dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Frosinone.
Stavolta, ad attrarre l’attenzione degli investigatori delle Fiamme Gialle sono stati gli investimenti delle aziende casertane, provenienti da aree ad altissima densità criminale, nella Provincia di Frosinone, da più parti considerata a rischio per le attività di riciclaggio e di infiltrazione della criminalità organizzata campana.

In particolare, seguendo le tracce economiche e finanziarie di imprese riconducibili a clan camorristici operanti in Casal di Principe (CE), già sottoposte a sequestro dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in quanto nella disponibilità della Famiglia Setola, si sono ricostruiti i fitti legami imprenditoriali che legavano tali società all’economia del Cassinate e del Pontecorvese.

L’attività di intelligence posta in essere dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Frosinone ha permesso di concentrare l’attenzione su quattordici società ciociare che avevano avuto rapporti con le aziende campane individuate, perlopiù operanti nel settore dell’edilizia e delle costruzioni di edifici.

Tali società ciociare, risultate estranee a fatti di criminalità organizzata, sono state tuttavia classificate dalle Fiamme Gialle come imprese “a rischio” dal punto di vista fiscale, in considerazione degli intensi legami con persone ed aziende di Casal di Principe e dell’Agro Aversano.

Al termine delle indagini, durate oltre due anni, le intuizioni investigative della Guardia di Finanza si sono dimostrate fondate: all’esito degli accertamenti, infatti, è stata complessivamente rilevata una ingente evasione fiscale, quantificata in oltre cinquantasei milioni di euro di base imponibile per le imposte dirette sottratta a tassazione, di oltre diciassette milioni di euro di Imposta sul Valore Aggiunto non dichiarata e non versata, tredici milioni di euro di fatture false.

A due imprese, inoltre, sono state contestate ottocentomila euro di violazioni alla legge antiriciclaggio.

Sono stati individuati sedici responsabili, in qualità di amministratori delle società verificate, tutti denunciati alle varie Autorità Giudiziarie competenti per territorio.

Costoro rischiano, a seconda dei reati di cui ciascuno risponderà (in particolare frode fiscale, omessa dichiarazione o dichiarazione infedele), una condanna pro-capite fino a sei anni di reclusione per ogni infrazione commessa, che per alcuni potrebbe anche cumularsi e diventare molto più pesante.

Le persone denunciate sono originarie della provincia di Frosinone (dodici) e di Casal di Principe e dell’Agro Aversano (quattro).

Le imprese complessivamente coinvolte nella truffa, a vario titolo, sono ventinove, operanti nelle provincie di Frosinone, Caserta e Latina.

Dalle risultanze delle indagini della Guardia di Finanza il Tribunale Fallimentare di Cassino, in coordinamento con il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha potuto emettere un decreto di sequestro conservativo, al fine di cautelare il patrimonio derivante dal fallimento di una delle aziende, per un totale di venticinque milioni di euro, eseguito dall’Ufficiale Giudiziario del Tribunale unitamente alla Guardia di Finanza ed alla Curatela Fallimentare.

L’esito delle indagini fiscali e bancarie è stato ovviamente comunicato all’Agenzia delle Entrate, che svolgerà i propri adempimenti per il recupero delle ingenti somme sottratte alla collettività, provvedendo all’emissione dell’avviso di accertamento, alla riscossione ed all’emissione di misure cautelari sui beni.

Scopo delle indagini delle Fiamme Gialle è stato anche quello di tutelare le imprese ciociare sottoposte a controllo, ed evitare che le stesse possano cadere nell’influenza e sotto il ricatto di esponenti della criminalità organizzata. In questo modo si garantisce anche l’occupazione e la sicurezza dei lavoratori.

Particolarmente esposto al rischio di infiltrazione della Camorra è infatti il c.d. “ciclo del cemento”, settore produttivo che, analogamente al “ciclo dei rifiuti”, risulta fortemente appetibile per i clan criminali campani, essendo questi ultimi estremamente specializzati nella gestione dei subappalti e dei cantieri, nella fornitura di materiali inerti ed edili, e nello sfruttamento delle cave e delle attività estrattive, molto diffuse nel Basso Lazio.

Le indagini svolte hanno permesso di svelare un vasto panorama di investimenti nel Cassinate e nel Pontecorvese da parte di imprese di provenienza geografica Casalese, legate alla criminalità organizzata, che hanno lucrato, nella Provincia frusinate, forti guadagni per costruzioni e subappalti nel settore dell’edilizia.

Sono stati infatti ricostruiti fiorenti guadagni per la malavita campana: si pensi che un’unica impresa del clan Setola ha incassato, nel cassinate, ricavi per oltre due milioni e centomila euro.

I risultati sono maturati nell’ambito di una vasta operazione di polizia economica di prevenzione, che si è sviluppata con il monitoraggio di numerose imprese, cantieri edili, appalti pubblici e lavori privati, e che ha permesso di portare alla luce numerose illegalità e ripetute infiltrazioni, attraverso diverse imprese, della criminalità camorristica nel tessuto economico della Provincia di Frosinone.

Rimane alta la guardia da parte delle Fiamme Gialle, al fine di evitare infiltrazioni nella Ciociaria e nell’Alta Terra di Lavoro da parte di organizzazioni criminali.

Lo stringente controllo economico del territorio effettuato dalla Guardia di Finanza, in sinergia con le altre Forze di Polizia, permette allo Stato di mantenere salda la sovranità della legge sulla provincia, facendo terra bruciata intorno ai tentativi dei sodalizi criminali di radicarsi e tutelando le imprese e il mercato locale dalla sopraffazione a vantaggio degli interessi dei clan.

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