Scoperto dalla Guardia di Finanza di Ceprano un giro di fatture false da 20 milioni di euro, una evasione di IVA di 4 milioni di euro e ricavi sottratti per altri 20 milioni di euro nel commercio delle materie plastiche.
La Guardia di Finanza di Ceprano, al termine di una complessa indagine delegata dalla Procura delle Repubblica di Frosinone, durata oltre un anno, ha denunciato, per frode fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti un ciociaro, residente a Ceprano e due campani, responsabili di due aziende operanti entrambi nel commercio all’ingrosso di materie plastiche con sede dichiarata a Ceprano e sede operativa a Casalnuovo di Napoli.
L’indagine, che ha interessato oltre alle due società ciociare anche una trentina di società in tutta Italia, ha permesso di acquisire attraverso approfondite indagini finanziarie, esami documentali e perquisizioni locali consistenti elementi di prova circa l’esistenza di una notevole frode fiscale.
Nello specifico, è stato possibile individuare un sistema di frode all’I.V.A. già noto come “frode carosello†perpetrata da entrambe le società .
Infatti, gli operatori commerciali, oggetto dell’indagine, presentano le stesse caratteristiche dei soggetti cosiddetti “Missing traders – operatori assenti†nelle frodi carosello, poiché si tratta di società a responsabilità limitata unipersonali senza una vera e propria struttura societaria sprovviste di un magazzino di stoccaggio e di personale dipendente, di fatto strutture esistenti solo sulla carta con l’unico scopo di evadere le imposte ed intascare i relativi guadagni.
E’ stato accertato che le società hanno effettuato acquisti di materie plastiche, sia da società comunitarie che extracomunitarie, avvalendosi dell’istituto del “Deposito fiscale Ivaâ€, avente lo scopo di differire il momento del pagamento dell’iva. Infatti, è solo con l’estrazione dei beni dal “deposito†e quindi con l’immissione in consumo degli stessi che si verifica il momento impositivo dell’iva.
Ma al momento del pagamento delle imposte dovute, le società individuate, non solo non hanno pagato un euro di tasse ma hanno immesso sul mercato, rivendendole a società compiacenti, merce a prezzi decisamente inferiori e concorrenziali arrecando così un danno economico agli altri operatori commerciali.
Pertanto l’immissione nello stato italiano, attraverso le società -filtro, delle materie plastiche ha provocato un duplice effetto: da un lato c’è la frode fiscale perché le società italiane acquirenti non hanno pagato l’Iva e chi ha ricevuto la merce ha detratto costi non deducibili in quanto provenienti da fatture false e, dall’altro, c’è un effetto distorsivo sul mercato perché si vanno ad alterare i meccanismi della regolare concorrenza.
L’indagine,estremamente complessa e tecnica, ha visto coinvolte a vario titolo oltre alle 2 società ciociare anche una trentina di società reali acquirenti nazionali, ha permesso di individuare ricavi non dichiarati al Fisco per oltre 20 milioni di euro, e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per altri 20 milioni dalle quali è scaturita una frode all’Iva per oltre 4 milioni di euro e la denuncia all’autorità giudiziaria di 3 responsabili.