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Omicidio Rea, Melania si è battuta per la vita. Due procure al lavoro per evitare nuovo caso Gambirasio

Il rischio è che dopo il caso di Yara Gambirasio, un fitto velo di mistero possa avvolgere anche quello di Carmela Melania Rea, la donna trovata morta mercoledì sera nel bosco di Ripe di Civitella (Te) dopo essere scomparsa lunedì pomeriggio dal parco di Colle San Marco ad Ascoli Piceno. Si sa che se un caso non viene risolto nell’arco di 48 ore, diventa difficile risolverlo. Di ore ne sono passate diverse e, nonostante il frenetico lavoro svolto da due procure e da ogni corpo di polizia, pare ancora non vi sia una pista precisa che conduca all’autore dell’efferato assassinio. Le continue ricerche sulla zona hanno fissato nuovi punti nell’indagine. Grazie al fiuto dei cani della guardia di finanza, sono stati trovati elementi, tra cui un orecchino, un laccio emostatico, alcune gocce di sangue che avrebbero permesso di individuare il punto in cui la ragazza si sarebbe battuta inutilmente per cercare di salvare la vita prima che il suo assassino, con le coltellate inferte, gliela togliesse. Un laccio emostatico che gli investigatori collegano al caso e che, quindi, fa il paio con la siringa. Un tentativo di depistaggio o cos’altro? Insomma, pare che emerga la convinzione che Melania sia morta nel punto in cui il suo corpo è sto ritrovato, quindi sul versante abruzzese. Ancora non è stata stabilita la competenza territoriale del caso, ma pare che le due procure comunque continueranno a lavorare congiuntamente per evitare che il caso di Melania non diventi un nuovo caso Gambirasio.
Er. Amedei

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