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Bancarotta fraudolenta, la Guardia di Finanza di Caserta arresta un imprenditore

La Guardia di Finanza di Caserta ha tratto in arresto un imprenditore, B. I. di anni 51, operante ad Orta di Atella (CE), accusato di bancarotta fraudolenta e colpito da ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli.

Il citato imprenditore, originario di Crispano (NA), era rappresentante legale di una società di produzione e vendita di calzature, che nel 2009 è stata dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Napoli.

All’atto dell’inventario il curatore fallimentare non ha rinvenuto alcun bene, né macchinari né attrezzature, recuperando esclusivamente rimanenze di magazzino dal valore irrisorio se confrontate ai debiti maturati pari a circa 400.000 euro.

Mentre la società era in corso di fallimento, l’imprenditore ha creato una analoga impresa, intestandola alla nuora e nella quale risultava un semplice dipendente, che operava all’interno di un opificio riconducibile alla società fallita.

L’indagine, condotta dai militari del Nucleo Operativo del Gruppo di Aversa, ha permesso di appurare che tutti i beni presenti all’interno della nuova società, creata ad hoc, erano in realtà i medesimi appartenuti alla società fallita e sottratti alla procedura fallimentare.

Gli elementi di prova raccolti dai finanzieri hanno consentito altresì di denunciare a piede libero ulteriori 3 soggetti, indagati per i medesimi fatti e raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

La “nuova” società veniva pertanto sottoposta a sequestro preventivo, su disposizione dello stesso Giudice per le Indagini preliminari che ha emesso il provvedimento restrittivo nei confronti dell’imprenditore.

Le Fiamme Gialle, durante l’esecuzione dell’attività, hanno posto sotto sequestro oltre alla società artatamente creata in sostituzione di quella fallita, anche i beni ad essa riconducibili quali un’Audi Q5, nr. 4 conti correnti, un opificio, macchinari per la produzione calzaturiera, prodotti finiti, per un valore complessivo di oltre un milione di euro, di cui circa 400.000 depositati nei conti correnti sequestrati.

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