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Cezanne e i suoi modelli di Atina

Paul Cézanne, il titano della pittura dell’otto-novecento, colui che ha aperto nuove e incredibili vie all’arte moderna, gettando le basi per il cubismo e per una visione nuova del soggetto pittorico e dei colori, al di là del verismo tradizionale e anche dell’Impressionismo. E quindi come tale e come quasi sempre succede, il suo messaggio e il suo linguaggio furono capiti ed amati solo da pochi spiriti eletti. Il successo planetario e la gloria grande arrivarono anche per lui molto tardi: il linguaggio rivoluzionario ha bisogno quasi sempre di tempo per essere assimilato e compreso dal grande pubblico. Si sa che Cézanne era di Aix-en-Provence, dove amò sempre rimanere: la luce della Provenza e il suo clima sono unici, è la regione della Francia, a pochi chilometri, dove si rifugiò anche l’infelice Van Gogh.
Ogni tanto Cézanne si recava a Parigi sia per tenersi aggiornato sulla situazione artistica e sia per visitare gli amici, in particolare Emile Zola col quale era particolarmente legato e con Degas. E un giorno, a Montmartre, il quartiere di ritrovo e di vita degli artisti assieme a Montparnasse, agli inizi del 1890, mentre passeggiava per la strada s’imbatté in un adolescente che spavaldo nel suo sfolgorante costume ciociaro era fermo in angolo in attesa di un artista che lo assoldasse. I modelli di artista sono un inimmaginabile ingrediente di questo periodo spumeggiante ed esaltante della Parigi dell’epoca ed erano tutti ciociari e quasi tutti indistintamente originari di quella fucina unica al mondo di modelli che fu la Valcomino, la Gerusalemme dei modelli di artista. Ed in questo periodo erano molte centinaia che assiepavano luoghi particolari di ritrovo di Montmartre e di Montparnasse dove convenivano a certe ore del giorno per essere assunti dagli artisti che a quell’epoca letteralmente affollavano Parigi provenienti da tutte le parti del mondo. Una pagina unica nella storia della umanità.
E appena lo scorbutico Maestro di Aix-en-Provence vide questo adolescente, fece un qualcosa che mai fino ad allora aveva fatto: lo assoldò, lo assunse per delle pose nel suo studio parigino. Infatti fino ad allora i suoi modelli erano stati solo sua moglie e suo figlio quando non dipingeva nature morte o paesaggi. Ma l’elemento che colpì solennemente il Maestro fu il panciotto indossato dall’adolescente ed esattamente il suo rosso sfavillante.
E infatti Cézanne realizzò quattro oli e almeno due acquarelli di questo suo modello ciociaro mettendo in primo piano il suo panciotto rosso. Cercò molto, ci racconta qualche critico, di riprodurre quella tonalità così particolare che lo aveva colpito ma non ci riuscì pienamente: infatti i suoi quattro oli che tutti e quattro hanno il modello col suo bel panciotto chi più chi meno in primo piano, presentano tutti delle tonalità differenti di rosso ma nessuna eguaglia sicuramente il rosso originale del ciociarello. Né poteva accadere in quanto si trattava di colori naturali, ottenuti in casa dalle famiglie stesse colle piante tintorie che crescevano loro attorno e perciò inimitabili dai tubetti di colore industriali che erano in vendita. I quadri portano tutti il medesimo titolo: ‘The Boy in a Red Waistcoat’ ‘Le garçon au gilet rouge’ ‘Il ragazzo dal panciotto rosso’ e si trovano tutti e quattro in prestigiosissime collezioni e Musei americani e svizzeri perché furono appassionati e cultori di quei paesi che primi fecero letteralmente incetta di queste opere, nel suo paese natale, come detto, non ancora né capite né apprezzate, fatto di cui la cultura francese ancora oggi ha onta. Sette-otto anni dopo di nuovo Cézanne si infervorò del costume ciociaro e questa volta della sorella del nostro modello e ne fece anche in questo caso un capolavoro intitolato ‘La ragazza che si appoggia col gomito su un tavolo’ ora in uno dei maggiori musei americani.
Se si vogliono apprendere altre notizie su questo affascinante argomento dei modelli di artista c’è un libro che ne parla “MODELLE E MODELLI CIOCIARI NELL’ARTE EUROPEA, a Roma, a Parigi e a Londra 1800-1900”. Quello che è gratificante apprendere, per la Valcomino, è che il modello si chiamava Michele De Rosa ed era emigrato da Atina con la famiglia verso il 1870-80.
Quando gli amanti di questi quadri cominceranno a conoscere il luogo di origine di Michele, si può essere certi che ogni anno, ininterrottamente, non pochi intraprenderanno il loro pellegrinaggio d’amore verso Atina, alla ricerca delle tracce e dei luoghi di vita dell’amato Michele De Rosa. E’ solo auspicabile che sia le autorità ed istituzioni locali e sia qualche studioso o appassionato si adoperino intelligentemente a riportare alla luce tali tracce e luoghi e documenti.
Michele Santulli

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