“Dopo oltre 15 anni, l’aeroporto di Frosinone continua a turbare ogni serio proposito di rilancio per il Frusinate e l’intera Valle del Sacco in termini di green economy. Eppure, l’assurdità di tale progetto, insostenibile dal punto vista tecnico, economico e ambientale, era emersa in piena luce nel corso della conferenza dei servizi regionale del 28.10.09, promossa de facto dall’ex assessore al demanio nonché ex presidente della Provincia di Frosinone Francesco Scalia. Una bocciatura inappellabile. Ridicola dunque l’affermazione ufficiale dello stesso Scalia, in data 29.04.11, per cui “Nella prima -ed unica- riunione del 28 ottobre 2009 (ho i verbali, per chi li volesse consultare) l’Enac e la Difesa fecero solo delle osservazioni, peraltro compatibili con la nostra richiesta di realizzare un aeroporto da 3 milioni di passeggeriâ€. In base ai verbali citati, risulta infatti che nel corso dell’unica conferenza dei servizi che si tenne – in quanto oltre alla clamorosa bocciatura dello studio di fattibilità proposto vi erano delle incongruenze procedurali – l’ENAC ripresentò per l’ennesima volta le insormontabili ragioni riguardo l’inconsistenza del progetto aeroportuale: l’interferenza delle rotte di volo dell’aeroporto candidato con quelle di Fiumicino, Ciampino e Grazzanise; ragioni di sicurezza determinate dall’orografia e dalle condizioni meteoclimatiche della Valle del Sacco; motivazioni ambientali secondo cui, per esprimerci in termini intuitivi quanto efficaci, la Valle del Sacco e il sito aeroportuale prescelto sono una “camera a gas†soggetta a frequenti fenomeni di inversione termica. Ragioni a cui non rispose a tono il progettista della Tecno Engineering. L’Aeronautica Militare ribadì l’incompatibilità della scuola elicotteristica di volo – com’è noto struttura d’eccellenza a livello nazionale – con un aeroporto civile. Il progettista della Tecno Engineering non trovò di meglio che appellarsi a un’inesistente precedente disponibilità da parte del Ministero della Difesa. Tacendo infine di altre osservazioni del Ministero delle Infrastrutture, del Ministero dell’Ambiente, della ASL di Frosinone, della stessa Rete Ferroviaria Italiana.
Per quanto riguarda affermazioni ufficiali del presidente della società Aeroporti di Frosinone, Gabriele Picano, in data 28.04.11, non possiamo non riscontrare lo stesso gioco più volte adottato da Francesco Scalia. Aumentare o diminuire a fisarmonica il numero dei passeggeri per imbonire il possibile impatto ambientale. Egli parla di 400.000 passeggeri quando lo stesso sito AdF chiarisce che l’aeroporto regionale prevede 400.000 passeggeri nella fase iniziale e 2 milioni a regime. Se poi fosse effettivo il ripiegamento su un semplice aeroporto leggero (aero taxi e light jet), è evidente che crollerebbe la sostenibilità economica, peraltro del tutto discutibile per lo stesso aeroporto regionale. D’altro canto, come anche agli onori della cronaca nazionale, l’aeroporto di Frosinone nel 2009 suscitò molto interesse in faccendieri vicini alla malavita organizzata. Un aeroporto aero taxi o light jet avrebbe forse l’unico effetto di agire nel tempo come trojan horse per un aeroporto regionale che, se decollasse davvero, non potrebbe che produrre i danni segnalati dall’Enac in termini di rotte di volo, sicurezza e inquinamento. L’aeroporto di Frosinone serve dunque solo come paravento per giustificare progetti di speculazione edilizia su centinaia di ettari di territorio, ricadenti sulle spalle di centinaia di cittadini espropriati a prezzi da fame. La stessa ipotesi di una traslazione della stazione di Frosinone dal centro cittadino ai pressi del “Moscardini†con linea aeroportuale dedicata è funzionale alla speculazione edilizia, non certo a un miglioramento dell’offerta ferroviaria per le migliaia di pendolari afflitti dal calvario quotidiano della Roma-Frosinone-Cassino.
Il presidente della società di gestione AdF, nonché presidente della Provincia, Antonello Iannarilli, ha dichiarato che in settimana apporrà la sua firma al documento necessario alla Valutazione Ambientale Strategica da parte del proponente (ovvero la stessa AdF), il cui iter peraltro sembra procedere con una selva di irregolarità amministrative, prima tra tutte la mancata consultazione del “pubblico interessatoâ€, tra cui le associazioni ambientaliste, senza la quale la VAS smarrisce il suo stesso DNA. Lo invitiamo dunque a ripensarci. Tenendo conto tra l’altro che ha dimostrato di saper voltare pagina nei confronti del precedente governo provinciale sulla questione Acea Ato 5.
Le risorse destinate al territorio vanno impiegate invece per progetti di green economy come quello proposto dalla Fondazione Kambo – magari discutibile in alcuni punti, ma non certo nella filosofia e nella capacità di coinvolgere tutte le componenti della società – inspiegabilmente abbandonato dalle istituzioni. Nell’ambito di un tale disegno di struttura può aver posto – questo è l’unico elemento sensato e scorporabile dell’intero progetto AdF – un eliporto civile che si ponga come punto di eccellenza per il soccorso sanitario e ambientale, in sinergia con le aziende elicotteristiche operanti sul territorio e con la scuola elicotteristica di volo dell’Aeronautica Militare.
Ci appelliamo infine al Presidente della Regione Lazio Renata Polverini e all’Assessore all’Ambiente Marco Mattei perché investano oculatamente le risorse del Lazio destinate a un territorio che ne ha molto bisogno, congelando l’entrata della Regione nel capitale sociale di AdF. Ci appelliamo a tutte le forze politiche regionali, provinciali e comunali perché sostengano la nostra azione. Chiediamo l’immediata convocazione di un’audizione tematica in Commissione Trasporti regionale”.