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Omicidio Rea, il criminologo Silvestri torna a ribadire l’ipotesi serial killer

Mentre le attenzioni degli inquirenti si concentrano sul marito di Melania Rea, la donna scomparsa nel parco di Colle San Marco ad Ascoli e trovata morta tre giorni dopo nel bosco di Ripa di Civitella a Teramo, c’è chi ritiene inspiegabile che il marito possa aver ucciso la moglie con 35 coltellate. Elementi tecnico scientifici di criminologia, infatti, secondo il criminologo Antonino Silvestri, ricondurrebbero l’efferato atto criminale, così come già fato in interventi precedenti, all’azione di un serial killer.
“La complessa personalità del presunto s.k. può emergere da elementi rinvenuti sulla “scena criminis” ove è stato trovato il corpo della giovane Melania Rea, oggetto dell’azione omicidaria seriale nonchè dalle interessanti tracce osservate nella “crime zone” ovvero nella zona che confina con lo spazio della “crime scene”.
Gli indizi rilevati dagli investigatori sul corpo della vittima consentono di ritenere come un assassino per libidine (lust murderer) possa avere avuto una gratificazione sessuale unitamente ad un’eccitazione al momento dell’atto omicida. Verso la fine degli anni ’80 i soggetti affetti da disturbo di personalità denominato “assassino per libidine” erano genericamente classificati come “assassino multiplo” (multiple killer). Soggetti, questi, che quando decidono di passare all’azione scelgono luoghi e tempi diversi, senza che sia immediatamente chiara la motivazione del loro agire, anche se lo sfondo sessuale del delitto è quasi sempre riconoscibile dalle ferite e dalle violenze post mortem come è rilevabile nel caso di Melania Rea.

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