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Tornano i ladri di case, la figlia della derubata: “Non so come dire a mia madre che non ha più la sua abitazione”

Le hanno rubato la casa ma lei ancora non lo sa. La figlia non ha trovato il coraggio per raccontarle che qualcuno, la sera del 7 maggio, è entrato nel suo alloggio Ater in piazza Vigili del Fuoco a Cassino, per portarle via non qualche oggetto prezioso, ma l’intera abitazione di cui era intestataria fin dal 1994. “Ad 86 anni, la notizia le potrebbe essere fatale”, dichiara la figlia preoccupata per la sorte dell’anziana donna che è ancora ricoverata in una clinica privata per la riabilitazione dopo un intervento al cuore subito novembre. L’anziana, che pretende giustamente di conservare la sua indipendenza, in attesa della guarigione definitiva, usciva dalla clinica ogni fine settimana per tornare nella sua abitazione che lei stessa aveva ammobiliato con cura. Oggi questo non è più possibile dato che una 17enne, all’ottavo mese di gravidanza, aiutata da parenti amici che, per conto di lei, hanno forza una finestra dell’alloggio al primo piano, scardinandole la porta blindata e, come conquistatori, hanno dichiarato quella la loro proprietà. Tutti i mobili della donna sono stati smontati e ammassati in una stanza e il resto della casa è stato occupato con mobilio di fortuna. Quando la figlia e il genero sono arrivati sul posto, hanno trovato decine di persone, in larga parte rom, che con minacce decisamente poco velate, hanno “spiegato” loro che era meglio lasciare le cose come stavano. Anche l’arrivo dei carabinieri è servito a poco. “Il paradosso – racconta la figlia della ‘derubata’ – è che ad un certo punto la ragazzina è uscita da sola per andare in ospedale, sostenendo di avere un malore, salvo poi tornare e permetterle nuovamente di rientrare in casa come se quella fosse realmente sua, legalizzando, quindi, quel suo modo di agire. Ma mi domando: se la ragazzina è minorenne, vive in una situazione di indigenza per la quale, lei dice, la madre l’avrebbe sbattuta fuori di casa, perché della situazione non sono stati informati i servizi sociali?”. La domanda è certamente lecita; trattandosi di una minorenne, infatti, in stato di gravidanza e con gravi problemi socio economici alle spalle, la scelta di una casa famiglia sarebbe stata certamente più sana per lei e per il suo bambino, ma forse meno “vantaggiosa” per la sua famiglia. La casa popolare, si sa, vale di più e come spesso accade, alloggi popolari occupati in questa maniera, vogliamo sperare che non sia questo il caso, finiscono per cambiare ancora padrone facendo nascere il sospetto che dietro vi è anche un mercato illegale e squallido di beni destinati a chi ne ha bisogno, ma gestiti con le regole della prepotenza e dell’illegalità. L’occupazione abusiva delle case popolari a Cassino è un problema antico che si riteneva risolto quando, l’allora procuratore Izzo calcò la mano su chi le compiva ordinando l’intervento delle forze dell’ordine per sgomberare le case occupate. Si era creata a Cassino una fobia dei vecchietti che rifiutavano ricoveri in ospedale per evitare che qualcuno rubasse loro la casa. Oggi, lo spettro sembra tornato.

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