Tutti a processo… per colpe degli animalisti!
11 Maggio 2011Dall’ufficio stampa FederFauna riceviamo e pubblichiamo:
La mail, inviata a FederFauna da un visitatore del nostro sito (http://www.federfauna.org/), fa riferimento alla notizia apparsa la scorsa settimana, relativa al rinvio a giudizio dei 7 indagati (tra i quali il sindaco di Scicli, funzionari comunali e veterinari dell’Asl di Ragusa) per la morte del piccolo Giuseppe Braga e il ferimento della turista tedesca Marija Stefanie Mikulic, attaccati da un branco di cani nella zona di Sampieri a Scicli.
Il cittadino scrive che “I giudici dovrebbero perseguire i veri responsabili dei cani vaganti sul territorio cioe’ quelle associazioni animaliste che, con continue azioni di lobby e campagne mediatiche da milioni di euro ed abbondantemente griffate, fanno ricadere su sindaci ed asl responsabilita’ che non sono in grado di gestire, semplicemente perche’ non sono gestibili con le norme del nostro Paese, ma unicamente con il rigore applicato in tutti gli altri Stati”.
“A loro – prosegue il Cittadino – andrebbero addebitate le responsabilita’, come a loro ci si dovra’ rivolgere, se un povero automobilista coinvolto in un incidente con un animale avra’ gravi conseguenze derivanti non dall’animale, inconsapevole vittima, ma dalla previcacie azione di convincimento dell’opinione pubblica che determina il rifiuto della gestione degli animali, preferendo a questa una fasulla liberta’ che rende gli animali stessi le prime vittime degli animalisti”.
FederFauna ringrazia il lettore per il suo scritto che dimostra una sempre maggiore presa di coscienza da parte dei Cittadini, del fatto che la parola “animalista” non sia certo sinonimo di “amante degli animali”. E pubblicandolo e diffondendolo (per quanto le sara’ concesso fare), si augura che tale presa di coscienza si propaghi quanto prima possibile anche nel mondo politico, per il bene dei Cittadini e anche degli animali!
Permetteteci di dissentire con quanto scritto dal cittadino lettore di Federfauna.
Se i cani sono vaganti, la colpa è di chi li abbandona (reato, pertanto sarebbero perseguibili… se solo ci fosse una capillare applicazione dell’obbligo di inserimento del microchip e contestuale iscrizione in anagrafe canina -con continuato impegno all’aggiornamento della stessa).
Detto questo, la Legge 281/1991 che disciplina la materia realtiva al randagismo prevede che i comuni, singoli o associati, costruiscano canili o strutture nelle quali ricoverare gli animali.
Ovviamente, il canile dovrebbe solo essere un momento di passaggio prima che l’animale trovi un’adozione seria e controllata nel tempo.
Per ridurre il randagismo, è fondamentale la sterilizzazione degli animali, per la quale ancora troppo poco si fa. Comuni e Asl devono per legge sterilizzare gli animali ricoverati nei canili, mentre i primi dovrebbero anche promuovere questa scelta di responsabilità presso i privati.
Per quanto riguarda gli incidenti provocati da questi animali, la responsabilità è giustamente attribuita ai comuni, perchè sono essi che devono prendersi cura degli animali vaganti, che per legge sono del sindaco.
La soluzione non può che essere anche un controllo capillare delle attività di importazione di animali dall’estero, siano essi cuccioli di razza allevati in condizioni terribili nell’Est Europa oppure cani randagi sfortunati di altri paesi europei.
Questi ultimi, troppo spesso, vengono portati in Italia per essere adottati, ma non tutti lo sono e spesso finiscono nei canili, da molti dei quali poi ripartono insieme a nostri randagi per varcare le frontiere e finire, sempre con la scusa dell’adozione, in paesi come la Germania e la Svizzera… dove se fosse vero che vengono tutti adottati, non dovrebbero esserci canili che scoppiano e che abbattono animali (e invece ci sono) e dove ogni famiglia dovrebbe avere un numero pari a circa due decine di animali ciascuna stando alle cifre di adozione dei soli randagi “stranieri”. Decisamente impossibile.
Concludiamo ricordando che il vero “animalista” è colui che l’animale lo *rispetta*, non che lo ama.