Picco di protesti in Ciociaria, l’Ugl lancia l’allarme
1 Giugno 2011Nei giorni scorsi l’Istat ha diffuso i dati relativi ai protesti, sia su base nazionale che su base regionale e provinciale. “Il primo dato che salta agli occhi afferma Alessio Storace, Segretario Regionale del Lazio della Ugl Credito, è l’ammontare dei protesti in provincia di Frosinone, ben 21.751 per un totale di 44.255.000 euro nel solo 2010. Un dato che già di per se la dice lunga, ma se associato all’altro aspetto inquietante, ovvero quello che la nostra provincia è prima in Italia per sofferenze bancarie, allora si capisce perché la situazione sta diventando sempre più difficile da gestire e per evitare guai peggiori bisognerebbe in qualche modo intervenire.
Ma tornando sui protesti c’è un altro aspetto da analizzare attentamente; il tipo di protesto. Infatti, mentre in Italia il 27,2% di questo tipo di insolvenza avviene tramite assegni, nel Lazio questo dato sale al 49,1%, il 22% oltre la media nazionale, indubbiamente un dato che deve far riflettere.
E noi una riflessione in merito l’abbiamo fatta – prosegue il sindacalista – e, purtroppo, siamo giunti alla solita considerazione che i mali risiedono tutti nel sistema banca e nel modo attuale di fare banca. Non vi è dubbio che le pesanti pressioni commerciali a cui sono sottoposti i bancari li spingono ad acquisire clientela “a prescindereâ€. L’ossessione dei risultati di bilancio, addirittura trimestrali, portano i manager ad assillare i dipendenti sull’aumento dei numeri e della produttività senza interrogarsi sufficientemente sulla qualità e sulla serietà di ciò che si acquisisce. Questa visione, decisamente miope, porta al soddisfacimento dei dati di bilancio di brevissimo periodo ma nel medio, e a volte anche nel breve periodo, tutto ciò si ritorce contro trasformandosi in ulteriori sof-ferenze bancarie. E quest’ultime, a loro volta, danno l’alibi alle stesse banche per giustificare strette creditizie ed aumento dei tassi.
Insomma, conclude Alessio Storace, una spirale negativa, un circolo vizioso che bisogna invertire e per farlo biso-gna tornare a fare banca, quella vera, quella del territorio, quella attenta alle esigenze del cliente e non attenta solo alle esigenze del top manager, già di suo lautamente retribuito, o dell’azionista di riferimentoâ€.