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Omicidio Mollicone, un incidente probatorio come ultima carta della Procura

Un incidente probatorio per fissare eventuali prove di colpevolezza. La carta giocata dalla procura delle Repubblica di Cassino, in merito al caso di Serena Mollicone, sembra essere quella delle indagini scientifiche. Del resto, a distanza di dieci anni, durante i quali sembra essere fallito il metodo investigativo tradizionale, e dove non è bastato l’apporto di polizia scientifica di quegli anni, l’unica speranza è riposta nelle nuove metodologie scientifiche e per questo, il procuratore Mario Mercone sembra essere ben intenzionato a ricorrere anche agli Istituti universitari di genetica medica. Si cercano tracce ancora oggi su quello che resta della povera Serena, nel senso che dagli archivi della polizia giudiziaria tornano in auge i reperti del caso, come l’abbigliamento della ragazzina (pantaloncini, reggiseno, slip, scarponcini, calzini, i libri di scuola ritrovati vicino al cadavere ma anche il materiale dell’imbavagliamento). La procura, insomma, nutre speranze che le nuove tecnologie di rilevamento di tracce del dna possano far emergere ciò che fino ad oggi è stato inutilmente cercato: il dna dell’assassino e di chi lo ha aiutato ad occultare il cadavere nel boschetto dell’Anitrella. Per far questo la Procura, dopo aver indagato due gruppi di potenziali colpevoli (il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco, l’appuntato Francesco Suprano da un lato, l’ex fidanzato di Serena Michele Fioretti e la madre di quest’ultimo Rosina Partigianoni dall’altro), forse senza neanche aver chiare le dinamiche dell’omicidio, tantomeno chi tra questi lo abbia commesso, sembra voler far salire di livello delle indagini chiedendo l’acquisizione dei dna dei cinque e l’espletamento di un incidente probatorio durante il quale, con nuove tecnologie, reperire tracce di dna dai vestiti di Serena. L’incidente probatorio servirebbe a cementificare la prova dato che alcuni esami, una volta effettuati, non sarebbero più ripetibili perché altererebbero il reperto. A quel punto, confrontare i dna degli indagati con le tracce eventualmente repertate. Forse l’ultima carta della Procura e l’ultima speranza per risalire alla verità sul caso Mollicone.
Ermanno Amedei

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