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Un’opera d’arte per sollevare lo spessore culturale di Campobasso, sul mercato una tela di De Lisio

E’ apparso sul mercato un’opera ad olio di Arnaldo De Lisio dl formato 240×220 cm in importante cornice dorata a oro fino antica. E’ un quadro che raffigura una allegoria delle tentazioni in cui si vede un monaco circuito da tre o quattro fanciulle che impersonano la moneta, la lussuria, il potere e altre immagini. Il monaco ritrattato è senza dubbio un autoritratto dell’artista. Uno studioso molisano lo titola ‘Le tentazioni di S.Tommaso’.
Si rammenta che l’artista è nato a Castelbottaccio nel 1869 e che è annoverato tra i maestri della pittura napoletana. Le sue opere sono regolarmente presenti sul mercato dell’arte nazionale e internazionale. Date le misure fuori del comune nel canone delle opere del maestro e la qualità nonché lo stato di conservazione inappuntabile, quest’opera è da ritenere senza dubbio alcuno il capolavoro di Arnaldo De Lisio. A Campobasso sia al Teatro Savoia sia alla Banca d’Italia, sia all’Istituto Leopoldo Pilla nonché in alcuni antichi palazzi sono presenti ricche testimonianze della sua produzione artistica. E’ un dipinto che ha tutte le caratteristiche per essere un’opera istituzionale. Si spera che qualche organismo molisano con speciale riguardo verso la Regione Molise attiri per un momento la sua attenzione verso questa irripetibile possibilità di acquisire e quindi di restituire ai cittadini molisani un’opera del genere tenendo anche a mente che la Regione Molise parrebbe che stia impegnandosi seriamente per dotare finalmente il capoluogo di una pinacoteca in cui questo dipinto avrebbe tutte le caratteristiche per impersonarne l’opera più importante e di richiamo. Ci auguriamo che l’opera non vada dispersa nel privato collezionismo e che quindi non si ripeta quanto avvenuto alcuni anni addietro quando un illustre molisano di Roma palesò la intenzione concreta di voler donare (sì, proprio donare!) alla Regione Molise la sua collezione di quadri antichi del 1600 e le autorità regionali dell’epoca, forse perché tutte impegnate nell’asfalto e nel cemento armato, non furono in grado di capire la rilevanza del gesto di mecenatismo e persero dunque l’occasione unica e eccezionale di dotare il capoluogo di una pinacoteca di arte antica e di far divenire CB d’un colpo una città d’arte, tra le prime in Italia, anziché rimanere tra le ultime, come è adesso. In effetti il mecenate disgustato di tanta ingratitudine e ignoranza rivolse le sue attenzioni altrove ed ora le sue opere fanno bella mostra di sé addirittura al Louvre in una sala apposita a lui dedicata, poi alla Galleria Nazionale d’Arte Antica a Roma e molta parte a Palazzo Chigi ad Ariccia.
Se si vogliono ulteriori chiarimenti sulle caratteristiche del dipinto, si può consultare il sito francovalente.it dell’Arch. Valente, che ebbe modo qualche tempo addietro di prendere visione dell’opera e di cui, da studioso, si occupa diffusamente.

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