Da Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore†di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti†riceviamo e pubblichiamo:
Proprio in questi giorni il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, nel rispondere ad un’interrogazione parlamentare, ha portato alla ribalta un problema che è stato troppo spesso sottovalutato: quello dei rischi connessi all’esposizione troppo frequente alle TAC, specie per i più piccoli.
La questione, però, non riguarda solo le TAC e i bambini che comunque sono i soggetti più a rischio essendo gli stessi maggiormente radiosensibili ed avendo una più lunga aspettativa di vita, ma negli ultimi anni, a causa dell’evoluzione degli strumenti diagnostici, sempre più affidabili ma anche sempre più invasivi, la quantità media di radiazioni assorbite tramite il cosiddetto imaging diagnostico (Raggi “Xâ€, TAC, risonanze magnetiche e così via) è arrivata a livelli inimmaginabili solo qualche anno or sono.
Tra le novità sul mercato della diagnostica, vi è da segnalare quanto fanno alcuni studi dentistici ed altri specialisti, come rivela il New York Times in una sua inchiesta, che stanno adottando in maniera indiscriminata un nuovo dispositivo di scansione che emette radiazioni significativamente più forti rispetto ai metodi tradizionali, noto come cone-beam CT scanner, che da una parte fornisce chiarissime immagini 3-D di denti, radici, mascella e persino cranio, ma dall’altra viene spacciato in riviste o conferenze ad hoc, come completamente innocuo da dentisti prezzolati o sponsorizzati dai produttori, mentre è pur sempre uno strumento invasivo.
Come dicevamo, un utilizzo eccessivo e prolungato di queste nuove tecnologie può rappresentare un pericolo per la salute dei cittadini che continuiamo a sottovalutare, denuncia un Rapporto del National Council on Radiaction Protection and Measurement che secondo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore†di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti†dovrebbe essere diffuso anche nel Nostro Paese per captare maggiore attenzione da parte di chi dovrebbe vigilare sulla salute pubblica.
Il Rapporto stima che negli Stati Uniti – ma in Europa i dati dovrebbero essere del tutto simili – dal 1980 a oggi la quantità di radiazioni pro capite assorbite in questo modo dai cittadini è aumentata di ben sette volte. Tutto ciò sarebbe l’ovvia conseguenza del ricorso troppo facile all’imaging diagnostico, che costituisce anche una voce di bilancio importante dei vari sistemi sanitari.
Come è noto, infatti, l’utilizzo della diagnostica ad immagini è ormai uno dei fulcri della medicina generale e di gran parte delle varie branche, tanto che possiamo concordare sulla circostanza che costituisca uno strumento pressoché indispensabile per certi aspetti, ma per altri, dovrebbe essere utilizzato con maggior prudenza specie tra i giovani perché aumenta, seppur non di molto, l’incidenza del rischio del cancro.
Per tali ragioni chiediamo al Ministero della Sanità di avviare immediatamente la campagna promessa di prevenzione ed informazione, al fine di far comprendere che l’utilizzo frequente e non a fini indispensabili della diagnostica ad immagini può essere causa di gravi problemi della salute specie dei più piccoli, con effetti che si verificano a lungo termine.