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Coldiretti Frosinone, con la crisi acquistare terra diventa un investimento appetibile

Con la crisi del sistema economico e finanziario l’acquisto di terra è diventato una appetibile forma di investimento per mettere al sicuro il denaro dalle rischiose fluttuazioni dei mercati  ma anche per trovare opportunità occupazionali alternative. Emerge anche in Ciociaria questo nuovo trend che muove sempre percentuali più alte di interessati nei confronti dell’attività agricola. La Coldiretti ha elaborato un decalogo per diventare agricoltori in dieci mosse, nel sottolineare che negli anni della crisi i terreni agricoli hanno sempre tenuto o aumentato il proprio valore perché la campagna svolge storicamente un ruolo anticiclico rispetto alle difficoltà dell’economia di carta, nonostante la bassa redditività e le attuali e diffuse aree di crisi in settori che vanno, dal latte all’ortofrutta.Il valore medio della terra – sottolinea il direttore della Coldiretti ciociara Paolo De Cesare – ha superato i 18.400 euro per ettaro nel 2010, con una crescita dello 0,8 per cento a prezzi correnti in linea con quella degli ultimi anni. Dietro il valore medio si nasconde però una forte variabilità con valori diversi tra loro secondo il livello territoriale.I terreni di pianura, in media, sono valutati meglio di quelli di montagna. Bisogna evitare che i terreni agricoli siano oggetto di operazioni speculative di quanti li scelgono come bene rifugio alternativo agli investimenti piu’ tradizionali, ostacolandone quindi l’acquisto da parte degli imprenditori agricoli. Il terreno infatti rappresenta un costo per le imprese agricole che devono crescere per svilupparsi che si somma alle difficoltà determinate dalla stretta creditizia. Servono misure antispeculative – aggiunge De Cesare – per evitare che si alzi l’asticella del principale ostacolo all’ingresso di giovani imprenditori agricoli proprio nel momento in cui cresce l’interesse per la campagna e, con esso, il bisogno di sicurezza alimentare e ambientale da parte della società moderna. In Ciociaria, come nel resto del Lazio, le superfici in affitto, o gestite a titolo gratuito, secondo l’Inea sono in costante aumento nell’ultimo decennio (+56 per cento) e nel 2010 hanno raggiunto il 39 per cento della Superficie agricola utile totale. Per il futuro, lo studio dell’Inea prevede un’evoluzione dei prezzi degli affitti legata alla recente ripresa dei prezzi agricoli; la crescente domanda di terreni da destinare a colture energetiche potrebbe generare – avverte De Cesare – una bolla speculativa sulle quotazioni dei canoni, sia per quanto nei casi del biogas che del fotovoltaico. Per l’acquisto della terra occorre – suggerisce De Cesare – verificare la possibilità di un mutuo presso ISMEA nell’ambito dei finanziamenti della piccola proprietà contadina, mentre molte banche offrono condizioni specifiche anche grazie ad accordi con il Consorzio fidi Creditagri Italia promosso dalla Coldiretti per la ricerca delle migliori condizioni di accesso al credito.  Spesso sono infatti i tempi lunghi delle istruttorie pubbliche a scoraggiare l’ingresso dei giovani nel sottolineareò. Occorrono, a volte, anche oltre due anni per concludere l’istruttoria della domanda per finanziamento pubblico di un giovane con il rischio che la sua idea diventi già vecchia.
 
DIVENTARE AGRICOLTORI IN DIECI MOSSE
 
1) Avere un “idea” d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto di sviluppo. Avere un’idea di impresa agricola significa individuare che tipo di “imprenditore agricolo” si vuole essere o diventare: imprenditore agricolo più “tradizionale” (produzione in un specifico comparto) o più “innovativo” e “diversificato” sfruttando, a 10 anni (18 maggio 2001/2011) dalla sua introduzione, le opportunità offerte dalla legge di orientamento in agricoltura. Inoltre, avere un’idea di impresa significa valutare quali leve strategiche si intendono attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica. 
 
2) Analisi delle caratteristiche e delle potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti. Significa analizzare, servendosi di appositi consulenti le componenti di base per avviare l’impresa agricola, una volta esplicitata l’idea.  
 
3) Confrontarsi con gli altri che hanno già fatto esperienze simili in Italia o in Europa per cogliere le sfumature e focalizzare al meglio le idee. 
 
4) Trasformare l’”idea” in un progetto di sviluppo imprenditoriale. Si tratta di determinare gli obiettivi generali del progetto, quelli specifici, i risultati attesi e le azioni e le risorse necessarie per raggiungerli. Si tratta di farsi redigere da adeguati specialisti e professionisti un Business plan economico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato. 
 
5) Ricerca della fonte di finanziamento. Sulla base dell’idea progettuale valutare la possibile fonte di finanziamento nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale (insediamento giovani, investimenti, qualità, pacchetto giovani). Per l’acquisto di terra verificare la possibilità di un mutuo presso ISMEA nel ambito dei finanziamenti della piccola proprietà contadina.   
 
6) Presentazione del progetto per il finanziamento pubblico. Si tratta di fare la domanda per l’accesso al finanziamento unitamente alla presentazione del Business Plan. Necessaria l’assistenza di un centro CAA e la consulenza di un professionista per la parte tecnica. Oggi questo è il punto su cui si incaglia il meccanismo di avvio di un’impresa agricola. Infatti le procedure per accedere alle risorse dei Piani di Sviluppo Rurali (Psr) specificatamente dedicate ai giovani prevedono in media 275 giorni tra l’approvazione del programma e l’uscita del bando; 248 giorni tra la fine della raccolta delle domande e i decreto di concessione del contributo (istruttoria); tra i 18 e i 24 mesi per l’erogazione del contributo.   
 
7) Presentazione del progetto per il finanziamento privato. Numerose banche offrono condizioni vantaggiose per i giovani anche grazie ad accordi con Creditagri Italia, il primo consorzio fidi nazionale, per la ricerca delle migliorie condizioni di accesso al credito e del prodotto finanziario più adatto. Particolare attenzione va riposta nella concessione della garanzie. Si tratta di un assaggio fondamentale per “non giocarsi” il capitale fisico appena costituito o i “risparmi” di papà.  
 
8) Una formazione di base in campo agricolo è importante ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze ed avere la qualifica di  imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale. Frequentarli è un modo per apprendere ma anche per tessere una rete di rapporti con altri colleghi.  
 
9) Per avviare un impresa agricola non sono molti gli adempimenti necessari nè i relativi costi dal punto di vista burocratico. Infatti  tre sono i passaggi fondamentali:
 
-    Apertura di una Partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate.
 
-   Iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio se si prevede di realizzare un fatturato superiore ai 7000 euro/anno
 
-    Iscrizione e  dichiarazione presso l’INPS.
 
10) La burocrazia è un peso non solo nell’avvio ma anche nell’esercizio dell’attività imprenditoriale. I settore agricolo è ancora pieno di una pletora di adempimenti   quotidiani (che si allungano ad elastico a seconda della branca di attività) che tolgono all’ impresa agricola 2 giorni di lavoro a settimana da distrarre dall’attività di impresa vera e propria. 100 giorni l’anno

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