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Aidaa conta 51mila cani maltrattati dai cacciatori e prepara un dossier per le procure

“Sono almeno 51.000 i cani da caccia che vivono in condizioni pietose, alla catena o dentro piccolissimi recinti malmessi e molti di loro vengono alimentati in maniera assolutamente inadeguata una volta al giorno e spesso sono senza acqua o con acqua sporca che viene cambiata in diversi casi una volta alla settimana”. E’ quanto denuncia Lorenzo Croce, presidente di Aidaa in una nota stampa. “In particolare questi cani di proprietà di cacciatori italiani che vivono in stato di semi abbandono, molti dei quali non sterilizzati, senza microchip e abbattuti spesso a colpi di fucile ai primi sintomi di malattia o appena raggiunta un’età che non li rende più utilizzabili per le battute di caccia. Questo è il quadro drammatico che emerge dalle centinaia di segnalazioni che ogni mese arrivano allo sportello on line di AIDAA dedicato alla segnalazione dei reati. La maggior parte di queste drammatiche segnalazioni giungono da Toscana, Umbria, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia ma non mancano nemmeno nelle regioni del sud Italia. Ora AIDAA sta predisponendo un “dossier del maltrattamento dei cani da caccia” che nei prossimi giorni verrà inviato alle procure delle diverse province da cui provengono queste segnalazioni. A questi cani di proprietà di cacciatori e bracconieri si aggiungono le migliaia di cani pastori che specialmente nelle regioni del centro Italia vivono in condizioni pietose. Quello che maggiormente ci lascia perplessi è l’assenza di provvedimenti di sequestro a fronte di centinaia di segnalazioni fatte alle forze dell’ordine da parte dei singoli cittadini e delle associazioni protezionistiche e di tutela dei cani- dice ancora Lorenzo Croce – ci domandiamo se oltre ad essere una casta di intoccabili i cacciatori possano anche maltrattare liberamente i loro cani senza che nessuno si prenda la briga di dare seguito alle segnalazioni e sequestrare gli animali maltrattati quasi che i cacciatori siano considerati anche in questo caso una casta di impuniti”.

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