Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:
Già nel 2005 la Food & Drug Administration (FDA), l’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali degli Stati Uniti che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, aveva obbligato i produttori dei principali antidepressivi ad aggiungere sulle etichette un avvertimento ai consumatori sul fatto che gli antidepressivi possono aumentare il rischio di suicidio.
A preoccupare l’ente era già all’epoca la circostanza che le vendite di questi farmaci segnavano una parabola ascendente che pareva inarrestabile non solo negli USA ma anche in tutti i paesi sviluppati, compreso l’Italia. L’industria del settore, infatti, segna da tempo cifre con aumenti a due cifre anno dopo anno anche a causa degli investimenti delle stesse imprese farmaceutiche capaci di spendere miliardi ogni anno per pubblicizzarli e stimolarne le vendite. Una catena di incentivazione che fa un pressing asfissiante sui medici ed arriva a milioni di pazienti. Anche perché nel tempo è aumentata anche l’â€offerta†di prodotti: ai classici farmaci “triciclici” già in uso dagli anni Sessanta si sono affiancati nel corso dell’ultimo cinquantennio prodotti considerati più selettivi e meno tossici.
Il panorama è così variegato che ormai ne esistono di ogni tipo: alcuni agiscono solo sulla serotonina, altri solo sulla noradrenalina, altri ancora su tutti e due i mediatori chimici. Lo sviluppo di tali prodotti farmaceutici fa leva sulle teorie secondo le quali l’ampliamento dei mediatori chimici quali quelli menzionati, possa avviare procedure biologiche tali da causare un progressivo miglioramento della depressione.
Il Los Angels Times, di recente ha riportato alcune statistiche a dir poco allarmanti sui numeri e sulla platea delle persone che utilizzano gli antidepressivi. Secondo l’importante quotidiano americano oltre il 10 per cento dei cittadini americani di 12 anni d’età fa uso di tali farmaci.
Le Statistiche del National Center for Health Statistics sono più precise e dimostrano che l’11 per cento degli americani di 12 anni assume tali prodotti, che riguardano, peraltro, le ricette più prescritte dai medici per le persone di età compresa dai 18 ai 44 anni. L’agenzia di stampa Reuters ha riferito che dal 2005 al 2008, sono stati i farmaci più comunemente prescritti per tutte le età .
USA Today è arrivato a stimare che l’uso degli antidepressivi è salito alle stelle segnando un + 400 % dal 1988. Gli esperti di igiene mentale hanno sottolineato che i motivi di questo incredibile picco sono da ricercare da una parte nell’economia in difficoltà , dall’altra in campagne mediatiche che riguardano tali prodotti farmaceutici ed infine nei ritardi per le famiglie ad ottenere il rimborso per le terapie di tipo psicologico che spingono i cittadini a soluzioni più rapide quali l’uso di questi tipi di pillole.
L’indagine di USA Today ha sottolineato che le donne hanno 2 volte e mezzo in più di probabilità di prendere antidepressivi e la popolazione bianca più di quella di colore.
Il Los Angeles Times ha rilevato anche la predisposizione a continuare ad assumere antidepressivi per i soggetti che si erano visti prescrivere tali tipi di farmaci con oltre il 60 per cento dei cittadini che continuavano a farsi prescriverne per due anni o più e il 14 per cento li utilizza per 10 anni o più.
Tra le ragioni dell’aumento delle vendite, oltre a quelle già sottolineate, la più significativa sta nel fatto che questi farmaci si utilizzano per curare situazioni che spesso nulla hanno a che fare con la depressione, un’importante e grave malattia psichica che richiede adeguate terapie. Accade troppo spesso che invece vengano trattati con i farmaci anche gli “stati depressivi” che sono tutt’altra cosa. Se qualcuno vive una situazione difficile nella propria vita, per esempio perde un parente o il posto di lavoro, si trova in difficoltà economiche, si vede troncare una relazione d’amore, anziché assumere farmaci dovrebbe primariamente guardare alle proprie risorse interiori, alle proprie energie per superare il momento critico. In alcuni casi è stato dimostrato che l’utilizzo di antidepressivi può addirittura essere negativo, causando a volte, tra l’altro, una riduzione delle nostre capacità di reazione.
Va da sé che indipendentemente dall’opinione delle varie correnti scientifiche sulla bontà o meno dell’assunzione di tali prodotti anche in situazioni non patologiche, per Giovanni D’Agata Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore†di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti†una regola dovrebbe essere il faro guida di tutti i cittadini specie nei momenti di difficoltà della vita: non bisogna fare un uso improprio di antidepressivi ed è necessario affidarci sempre allo specialista psichiatra o psicologo, e non a quanto ci dicono i media non specializzati o i consigli di amici e parenti.