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La Fiat spazza via 40 anni di trattative sindacali, Spigola (Fim) preoccupato per Cassino

Era nell’aria, ma non si pensava potesse piovere prima di dicembre. Con una lettera la Fiat ha cancellato tutti gli accordi interni maturati in 40 anni di trattative. Per meglio capire cosa è accaduto oggi, va detto che i lavoratori impiegati all’interno delle aziende Fiat sono inquadrati a livello di contrattualistica nazionale, come metalmeccanici. Dal 1971 fino al 2007, però, l’azienda, con i sindacati, ha portato avanti accodi interni per migliorare le condizioni degli operai rispetto a quelli dettati dal contratto nazionale. Accordi che regolano il diritto alla mensa, le pause di lavoro, gli straordinari. Per fare un esempio il contratto prevede che l’indennità notturna sia retribuita con una maggiorazione del 25%; gli accordi interni, invece, prevedono quella maggiorazione fissata al 65% e se è festivo, fino all’80%. Insomma, l’azienda oggi ha comunicato ai sindacati che tutti i vantaggi, rispetto al contratto nazionale, che tra l’altro non può essere toccato per legge, sono annullati a partire dal 1 gennaio 2012. Un effetto, questo, dell’uscita di Fiat da Confindustria, “testimone” del suggello di quegli accordi. Un mese e mezzo, quindi, è il tempo che i sindacati hanno per trattare con l’azienda e cercare di salvare alcuni di quei vantaggi raggiunti in 40 anni di trattative. “In questa situazione lo stabilimento di Cassino si trova a vivere un momento particolarmente delicato”. A parlare è Mario Spigola, segretario provinciale di Frosinone della Fim Cisl. “La Fiat gioca duro ma abbiamo il dovere di sederci a quel tavolo e cercare di portare a casa il risultato migliore, altrimenti, se le condizioni saranno inconciliabili, saremo pronti alla lotta”. A sancire già l’inconciliabilità su qualsiasi posizione sembra essere la posizione della Fiom e ciò preoccupa non poco Spigola. “Cassino, infatti, è lo stabilimento in cui ancora non si è raggiunto l’accordo. Non vorrei che le frustrazioni della Fiom possano ricadere su Cassino creando qui una lotta che possa mettere in discussione la permanenza sul territorio del sito produttivo”.
Ermanno Amedei

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