L’organo della Giustizia Tributaria è un covo di conflitti di interesse, ”Un conflitto gravoso per la giustizia stessa”
26 Novembre 2011Dall’Ufficio Stampa Federcontribuenti riceviamo e pubblichiamo:
L’Italia è al 151esimo posto nella classifica internazionale sull’efficienza dei sistemi di giustizia tributaria del mondo. Poniamo il caso un contribuente debba impugnare una ingiusta ingiunzione di pagamento, quale organo istituzionale dovrebbe garantirgli una adeguata difesa? Il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria è l’organo istituito a garantire l’imparzialità nella difesa tra contribuente e Stato e conosce tre gradi di giudizio: Commissione Tributaria Provinciale, Commissione Tributaria Regionale e Cassazione. I giudici tributari dipendono dal Ministero dell’Economia. Il giudice è chiamato a deliberare contro il proprio capo il quale ha il potere di sanzionare i suoi dipendenti in un chiaro conflitto di interessi. Questa dipendenza, questa forma di assoluto controllo, impedisce vengano combattuti gli abusi sulla riscossione e l’usura; pratica ricorrente nelle cartelle esattoriali. Il Consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria è così composto: 11 membri tra i componenti delle commissioni tributarie provinciali e regionali; 4 eletti dal Parlamento; 2 dalla Camera dei deputati e 2 dal Senato. Se si leggono i compiti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, si coglie a pieno il perchè del malfunzionamento, dei disservizi e di una mancata lotta contro gli orrori di una tributaria costruita non intorno al cittadino ma contro il cittadino: svolge ruoli interni e inerenti ai soli componenti. Non si occupa di far emergere i conflitti, di rappresentare con obiettività le problematiche dei contribuenti. Invece di imporsi come organo imparziale e garantista dei diritti civili affonda nella nomenklatura politica, «Noi, Federcontribuenti, stiamo portando avanti la nostra idea di Giustizia Tributaria assieme al senatore dell’IdV, Stefano Pedica e presto approderemo in parlamento. È evidente che fino ad oggi si è garantita la difesa solo per i responsabili dei gravi disagi ricaduti sugli onesti contribuenti, come è stato per Equitalia». Daniela Gobbi, presidente del consiglio dell’organo di giustizia tributaria così si esprime nei confronti del neo eletto Mario Monti:
“Signor Presidente, vivissime congratulazioni per il conseguimento della prestigiosa nomina, anche in qualità di Ministro dell’Economia e delle Finanze. Le chiedo di essere ricevuta per segnalarLe i problemi più urgenti ed in corso di esame, della giustizia tributaria, funzione di primaria importanza per l’approvvigionamento finanziario dello Stato.â€
Finocchiaro, presidente di Federcontribuenti: «Un efficiente sistema di giustizia tributaria non è un modo per assicurare l’approvvigionamento finanziario dello Stato, ma, un doveroso mezzo di difesa da mettere al servizio del cittadino. Per le casse dello Stato esiste la fiscalità ». Una pericolosa dichiarazione quella della presidentessa della Giustizia Tributaria che lascia intravedere la poca intenzione di far valere i diritti civili di una cittadinanza sempre più resa incudine.
Tanta è la disinformazione per il cittadino che è costretto a diventare una sorta di topo di biblioteca o deve affidarsi ai consigli di qualche amico o professionista per conoscere i propri diritti e il modo per difenderli. Basta un nulla e un ricorso presentato con ragione diventa un boomerang con tanto di sanzioni pazzesche a seguito. Se il cittadino riesce a far valere la propria ragione rischia di dover fare un’altra causa ( civile ) per vedersi rimborsato il denaro, ingiustamente, versato: sempre in onore della formula solve et repete. Troppo spesso, il fatto d’esser costretti prima a pagare e poi ottenere giustizia, determina il fallimento della piccola o media impresa la quale ha dovuto licenziare i propri dipendenti o ha determinato un tracollo finanziario del contribuente colpito. Spesso accade che il cittadino, impaurito o incapace di assolvere tutte le pratiche o impossibilitato a pagare le spese di un processo civile, decida di rinunciare ad ottenere giustizia e gli impuniti restano tali.