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Omicidio Mollicone, un mese (senza fretta) per ripetere l’esame del dna

E’ stato fissato al 18 novembre il tanto atteso prelievo dei campioni genetici dai reperti del caso Mollicone, la studentessa di Arce uccisa nel 2001. Un mese per riformulare tutti quegli adempimenti burocratici resi vani dall’errore di spedizione, dalla procura di Cassino alla sede della polizia scientifica di Roma, del materiale repertato e su cui si sta tentando di estrarre l’elemento prova che inchioderebbe l’assassino o gli assassini. Al momento indagati restano in sei: l’ex fidanzato di Serena, Michele Fioretti, la madre, Rosina Partigianoni, l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Maria, il figlio Marco e un altro militare, Francesco Suprano. Inoltre nel confronto dei dna, rientrerebbe anche il suicida brigadiere Santino Tuzi. Una vicenda che si trascina da un decennio ma che viene ulteriormente rallentato da continui cavilli e aspetti burocratici. Ma possibile che per fare un prelievo di dna deve passare così tanto tempo? Nulla contro chi amministra il sistema perché è obbligato alle regole, ma la critica è per il sistema stesso. Ci sono sei persone indagate per un atto terribile, quello dell’omicidio di una 18enne e dei familiari della stessa che da 10 anni aspettano di sapere che l’assassino della ragazza sia assicurato alla giustizia, e ancora devono aspettare perché il sistema prevede tempi biblici per portare una scatola da Cassino a Roma ed effettuare un esame che si sarebbe potuto fare il girono dopo averne deciso l’effettuazione. Va bene le notifiche per tutte le parti in causa, ma il tempo passa e dieci anni sono davvero tanti.
Er. Amedei

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